Senato, senza le opposizioni la sfiducia a Conte di Salvini non passa

Senato, senza le opposizioni la sfiducia a Conte di Salvini non passa
10 agosto 2019

Che tipo di voto sarà quello sul governo Conte al Senato? E cosa faranno i partiti nelle diverse opzioni? E’ quello che sarà deciso lunedì, nelle diverse riunioni già convocate. Alle 10.30 Luigi Di Maio riunirà l’assemblea congiunta dei gruppi; alle 15 ci sarà l’assemblea del gruppo Pd a Palazzo Madama; alle 16 la conferenza dei capigruppo del Senato e alle 18 Matteo Salvini parlerà ai parlamentari leghisti. La prima cosa da stabilire sarà, appunto, quale tipo di passaggio parlamentare farà Giuseppe Conte. La Lega ha presentato la sua mozione di sfiducia solo al Senato, ma ieri il premier ha scritto ai presidenti dei due rami del Parlamento Roberto Fico e Maria Elisabetta Alberti Casellati, dando la sua disponibilità a rendere comunicazioni alle Camere.

In questa seconda ipotesi il voto si svolgerebbe su eventuali risoluzioni presentate in Aula. Questi due possibili percorsi sono però complicati da due altre variabili: il Pd chiederà che prima del confronto su Conte sia votata la mozione di sfiducia contro Matteo Salvini depositata alcune settimane fa sia alla Camera che al Senato; il M5s vuole che prima di tutto sia calendarizzato il voto definitivo alla Camera sulla riforma costituzionale che prevede, tra l’altro, il taglio di 345 parlamentari. Che nell’Aula del Senato si discuta la mozione di sfiducia leghista o risoluzioni presentate dopo un intervento di Conte, rilevante sarà la posizione assunta dalle opposizioni. Oggi Pietro Grasso, senatore di Leu ed ex presidente di Palazzo Madama, ha lanciato un appello per “non partecipare al voto sulla mozione di sfiducia presentata dalla Lega”.

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Se così fosse, numeri alla mano, sul punto la Lega potrebbe essere sconfitta, anche se questo non potrebbe mettere in discussione la fine dell’esecutivo giallo-verde. Al Senato, infatti, da sola la Lega può contare su 58 voti, contro i 107 del M5s. Il Carroccio, per veder passare il proprio documento, avrebbe quindi bisogno dell’aiuto determinante dei senatori di Forza Italia (62) e Fdi (18). E non è detto che basterebbe. La mozione di sfiducia Dem a Salvini, invece, potrebbe avere successo se ai voti del Pd (51) si aggiungessero quelli pentastellati e, presumibilmente, altri 15-16 provenienti dal Misto e dalle componenti delle Autonomie. Alla Camera (dove la capigruppo si riunisce martedì alle 12) in caso di voti su risoluzioni collegate a un intervento del premier la situazione sarebbe simile. La Lega ha infatti poco più della metà dei deputati del M5s (125 contro 216) e avrebbe quindi necessità dei voti di Fdi e Fi (rispettivamente 33 e 104) per mandare sotto il presidente del Consiglio. askanews

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