Il governo ha ottenuto la fiducia della Camera con 321 voti a favore. I no sono stati 259, gli astenuti 27. Sono dieci i voti “recuperati” dal premier Giuseppe Conte nella fiducia alla Camera. Innanzitutto, alla quota di 321 raggiunta, vanno sommati due deputati del Movimento 5 stelle, Antonio Del Monaco e Doriana Sarli, impossibilitati a prendere parte alla seduta ma che comunque “dichiarano il proprio sostegno al governo e al presidente Giuseppe Conte”. A favore delle comunicazioni del premier hanno votato, in più rispetto al perimetro della maggioranza, 7 deputati del Misto ex M5s: Piera Aiello, Nadia Aprile, Silvia Benedetti, Alessandra Ermellino, Lorenzo Fioramonti, Carmelo Lo Monte, Raffaele Trano.
Ha confermato la fiducia anche la ex pentastellata Rosalba De Giorgi. A favore della risoluzione della maggioranza hanno votato anche Renata Polverini (che subito dopo ha annunciato l’addio a Forza Italia) e Michela Rostan di Italia viva. Per quanto riguarda Iv il gruppo per ora ha sostanzialmente tenuto: oltre alla Rostan, ha perso Vito De Filippo (tornato nel Pd). Tra i renziani si segnala poi il caso di Giacomo Portas, leader dei Moderati e indipendente di Iv, che non ha partecipato al voto. “Non ho mai votato la fiducia al governo Conte”, precisa Portas, spiegando che “voterò solo, come ho sempre fatto, i provvedimenti utili per gli italiani”. Tra gli assenti al voto, c’è Maurizio Lupi, ma solo per un “problema logistico”, dato che aveva dichiarato il no alla fiducia.
LE REAZIONI
“Il voto alla Camera dei deputati dimostra che la maggioranza non ha i numeri e la solidità necessaria per affrontare le sfide che attendono l`Italia”. E’ quanto si legge in una nota unitaria dei partiti dell’opposizione di centrodestra. Per Lega, FdI e FI, “a dispetto delle offerte e delle lusinghe del governo e dei suoi emissari, i deputati del centrodestra hanno mantenuto un atteggiamento compatto a parte una sola, prevedibile, fuoriuscita dalla coalizione. Il Senato confermerà il fatto che il governo di Giuseppe Conte è un governo di minoranza: gli italiani meritano ben altro”.
“Avvocato Conte, stamattina mi sono vergognata per lei e non solo per quell”Aiutateci’ che tradiva la sua disperazione ma per il mercimonio inscenato in quest’aula nel tentativo di dare una profondità a quella supplica”. Così Giorgia Meloni, deputata e presidente di Fratelli d’Italia nella dichiarazione di voto sulla fiducia al governo Conte. “Presidente Conte, siete sicuri che il presidente della Repubblica vi consentirà di governare in assenza di una maggioranza assoluta? Dopo che nel 2018 si e’ rifiutato di dare l’incarico al centrodestra perché non c’era la certezza sui numeri. Pensate che le regole della democrazia valgono solo per il centrodestra? Le regole valgono per tutti”, ha detto Meloni.
“C’è stata una chiusura del presidente Conte. Abbiamo ribadito che per noi il tema importante è come possiamo dare una mano agli italiani e un governo che funziona meglio. Mi sarei aspettata qualche parola diversa da Conte sui temi da noi posti, a partire dalle risorse del Mes”. Lo ha detto Maria Elena Boschi di Iv al Tg4.
“Il voto della Camera a sostegno del Presidente Giuseppe Conte è un segnale positivo per tutto il Paese. È la giusta risposta che la politica doveva dare ai cittadini al termine di questa giornata: assunzione di responsabilità e volontà di proseguire l’importante lavoro fin qui realizzato, per affrontare la pandemia e intervenire sulle tante urgenze con azioni concrete, rapide ed efficaci”. Lo scrive su Facebook Vito Crimi, capo politico del M5s.
Dopo il discorso di Conte, il segretario del Pd Nicola Zingaretti commenta: “Bene Conte. L’appello ad andare avanti per cambiare. Patto di legislatura, apertura al coinvolgimento del Paese, priorità allo sviluppo per creare lavoro, alla difesa della salute, al rafforzamento del protagonismo europeo a cominciare da Next Generation Eu. Non fermiamoci ora. Dobbiamo ricostruire la fiducia. L’Italia ha diritto alla speranza , c’è una prospettiva da perseguire per il futuro”.
“Abbiamo chiesto alle forze di maggioranza di cambiare passo, di fare un salto di qualità, di non rinviare la soluzione dei problemi, di fare un patto di legislatura. Lo abbiamo fatto per mesi, accettando nel frattempo di votare di tutto, persino la fiducia a Bonafede, pur di dare un segnale di collaborazione. Ci hanno dipinto come cacciatori di poltrone”. Il presidente del Consiglio stava ancora parlando alla Camera quando il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, è intervenuto sulla sua e-news. Sul merito, ha detto, parlerà oggi in Senato, assieme alla ex ministra Bellanova. “Quanto ai numeri – ha proseguito – è una maggioranza diversa da quella di prima, ne fa parte Renata Polverini, leader storica della destra ed ex presidente della Regione Lazio. L’impressione è che Conte pur di mantenersi al suo posto faccia maggioranza con chiunque”. “Vediamo se al Senato i numeri per il quorum ci saranno. Basta un voto in più? Dipende per far cosa. Formalmente per la fiducia basta, ma poi c’è una attività in commissione e l’impressione è che in molte commissioni sarebbe minoranza. Perché incaponirsi in questo arrocco?”, ha concluso Renzi.
“Noi siamo profondamente europeisti, autenticamente liberali e ci onoriamo in alcuni di noi di una cultura socialista ma per tutte queste ragioni siamo alternativi alle forze che compongono la sua maggioranza. Un socialista non può stare con Bonafede che ha abolito la prescrizione ed un autentico liberale non riscontra nella politica economica di questo governo nulla che non sia dirigista, statalista e volto a vessare i citadini”. Lo dice nell’Aula della Camera Maria Stella Gelmini di Fi in dichiarazione di voto sulla fiducia sulle comunicazioni del presidente del Consiglio. “Mettere insieme la sua maggioranza è impossibile. Dovevate fare presto e bene. Noi non facciamo il tifo per lo sfascio, facciamo il tifo per l’Italia anche se siete voi a governare. Ma come farete mano con questa maggioranza frastagliata a mettere mano alla riforma elettorale?”, conclude
“La nostra non è stata una crisi sui posti, ma sulle idee. Non abbiamo fatto una crisi sul consenso ma sulle idee. La crisi non è nata oggi, non è dovuta a qualche dichiarazione di Renzi o Rosato e nemmeno per le dimissioni delle nostre ministre. Non c’è stata volontà di costruire una agenda condivisa e lei non si puo’ esimersi di assumersi la responsabilità”. Lo ha detto in Aula alla Camera Ettore Rosato annunciando l’astensione di Iv sulla fiducia.
Stefano Fassina, Leu, nel ribadire la fiducia, avverte: “Non arrivino responsabili in ordine sparso per galleggiare fino a fine legislatura ma una componente in grado di strutturarsi in una alleanza politica”.