Bruxelles promuove (con riserva) manovra ma debito pubblico “preoccupante”

Bruxelles promuove (con riserva) manovra ma debito pubblico “preoccupante”
Il vice presidente della Commissione Ue per l'euro, Valdis Dombrovskis
21 novembre 2019

Il livello del debito pubblico italiano è preoccupante, ma delle misure necessarie a correggerlo si riparlerà in primavera. Parola di Valdis Dombrovskis, il vicepresidente della Commissione Ue per l’Euro. Insomma Bruxelles non intende bocciare per ora, il progetto di bilancio presentato da Roma, come invece avvenne l’anno scorso, con la richiesta di correzioni immediate al governo gialloverde. Dombrovkis parlava presentando le opinioni emesse dall’Esecutivo comunitario sulle manovre finanziarie degli Stati membri e in particolare dei quattro paesi che non rispettano l’obbligo di riduzione del debito, quando è superiore al 60% del PIL. “Belgio, Spagna e Francia presentano rapporti debito/Pil molto elevati, quasi del 100%, mentre l’Italia supera il 136%. E non prevediamo che questi paesi soddisfino la regola del debito” ha segnalato Dombrovkis. “Questi quattro paesi nel 2020 prevedono di non avere alcun aggiustamento di bilancio significativo o addirittura un’espansione di bilancio. Ciò è preoccupante perché livelli di debito molto elevati limitano la capacità di rispondere agli shock economici e alle pressioni del mercato”. Invitiamo tutti gli Stati membri a rischio di non conformità ad adottare le misure necessarie ha aggiunto il commissario. Tuttavia, stimolato dai giornalisti italiani, Dombrovkis ha aggiunto “Riesamineremo la situazione in primavera. Non diciamo che deve essere fatto immediatamente, per questo c’è una procedura diversa: se ci fosse un rischio di grave non conformità chiederemmo aggiustamenti immediatamente, come abbiamo fatto l’anno scorso con l’Italia. Oggi non lo facciamo”.

Questo non significa che l’indulgenza durerà a lungo. Il commissario ha puntualizzato che l’Italia dovrebbe ridurre dello 0,6% il rapporto deficit/Pil strutturale. In realtà la flessibilità è maggiore per arrivare al livello di “grossomodo conforme”, “broadly compliant” in inglese, e l’Italia ha chiesto anche le clausole di flessibilità per eventi eccezionali. “Ma bisogna dire – ha concluso Dombrovskis – che anche se teniamo conto di questo margine, non cambia la valutazione secondo cui esiste un rischio di non conformità”. Sul fronte parlamentare, in merito alla manovra, c’è attesa per i “segnalati”. Si tratta degli emendamenti – sui 4.550 depositati – considerati prioritari dai gruppi. Saranno loro – se ne aspettano circa 700 – ad essere effettivamente esaminati in commissione Bilancio del Senato, e l’indicazione deve arrivare oggi entro le 15. Tra oggi e domani dovrebbe poi tenersi l’illustrazione delle modifiche, e sola la prossima settimana ci saranno il vaglio di ammissibilità e poi le votazioni, mentre l’approdo in aula è atteso il 3 dicembre. In attesa che inizi la vera partita, si fanno notare alcune new entry tra le varie proposte, come l’emendamento M5s che prevede un contributo di 500 euro annui per le cure odontoiatriche alle fasce di popolazione più deboli, ovvero con un reddito Isee “pari o inferiore a 25mila euro”, e dispone inoltre che, dal 2022, gli studi odontoiatrici potranno essere solo società tra professionisti (le “Stp”) iscritti all’Albo, escludendo ad esempio le Spa e le Srl.

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Una norma che ha già sollevato le proteste di Ancod (Associazione nazionale centri odontoiatrici): il presidente Michel Cohen parla di provvedimento “incostituzionale, chiaramente contrario alla libertà d’impresa, alla libera concorrenza, ma soprattutto senza alcun senso perché sono proprio i gruppi organizzati dell’odontoiatria a offrire soluzioni di qualità alle fasce più deboli, oggi non coperte dai Livelli essenziali di assistenza”. Desta curiosità anche la proposta sui monopattini, a firma M5s-Pd, che punta ad estendere agli utilizzatori i limiti e le libertà che il Codice della strada prevede per i ciclisti. La Lega ha invece pronto un pacchetto di modifiche “anti tasse”, che prevede la “cancellazione totale di plastic e sugar tax”, l’eliminazione “delle tassazioni sulle auto aziendali”, e il “ripristino della flat tax, da estendere anche ai redditi fino a 100mila euro”. Ieri si è alzato un polverone su un presunto emendamento che avrebbe fatto scattare il pignoramento dei conti correnti in caso di multe e Imu non pagate. Se entrano nel tuo conto corrente per pignorare, siamo allo Stato di polizia fiscale, all’Unione sovietica ha attaccato Matteo Salvini. L’ipotesi è stata smentita dal viceministro dell’Economia, Antonio Misiani, che l’ha definita una “bufala” spiegando che “il pignoramento dei conti per le multe non pagate non è previsto e non ci sarà”. Nella manovra c’è invece una riforma della riscossione degli enti locali, che finora avevano come principale strumento lingiunzione fiscale.

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Al suo posto, per rendere più efficace il recupero dei tributi come l’Imu e la tassa sui rifiuti, dal 2020 scatteranno atti di accertamento che  se il contribuente non paga né fa ricorso entro i termini  diventano immediatamente esecutivi. Nella legge di Bilancio arriveranno anche misure per Venezia: il ministro per il Sud e la coesione territoriale, Giuseppe Provenzano, ha annunciato di aver messo a punto un emendamento per consentire di estendere alla Zona logistica semplificata nel porto di Marghera e nell’area del Polesine le agevolazioni previste per le Zes. La manovra ieri è poi stata promossa (con riserva) da Bruxelles: nel suo parere formale la Commissione ha dato il via libera al testo, ma ha ravvisato un “rischio di non conformità al Patto di stabilità e crescita” e anche “la non conformità con il parametro per la riduzione del debito”. L’Europa, quindi, continuerà a monitorarci con molta attenzione, e la prossima valutazione ufficiale ci sarà a maggio 2020. Nella commissione Finanze della Camera, intanto, sono cominciate ieri le votazioni sugli emendamenti (circa 700) al dl Fisco, collegato alla manovra, e si andrà avanti sia oggi che domani. Al momento, si è deciso di accantonare le proposte relative alla stretta sulle indebite compensazioni, sulle ritenute negli appalti, sulle e-fatture e sui Piani individuali di risparmio (Pir). Su quest’ultimo punto il relatore, Gian Mario Fragomeli (Pd), ha detto che “c’è un approfondimento importante da parte del Governo”.

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Accantonato anche un emendamento della Lega, arrivato dall’ex sottosegretario al Mef Massimo Bitonci, sul tetto al contante. E’ stato invece bocciata una modifica, sempre del Carroccio, che puntava ad aprire la rottamazione ter anche anche per i debiti con l’Agenzia delle entrate-riscossione del 2018. Tuttavia, rispondendo a una sollecitazione arrivata dal vicepresidente della commissione Alberto Gusmeroli (Lega), il Governo ha acconsentito all’accantonamento di un’altra proposta, a prima firma Bitonci, che propone la riapertura della rottamazione ter per gli stessi debiti già previsti (dal 2000 al 2017) notificati nel corso del 2018. In generale, è emersa la volontà di considerare possibili revisioni delle date relative alla definizione agevolata, anche riformulando altri emendamenti già depositati sul decreto. Il sottosegretario all’Economia, Alessio Villarosa (M5s) ha infatti detto durante i lavori in commissione che “ci sono emendamenti accantonati sulle date, si sta facendo un ragionamento, si può intervenire su quelli”. In ogni caso, l’iter si prospetta più lungo del previsto, e proprio ieri la Conferenza dei capigruppo ha deciso – su richiesta proprio della commissione Finanze – di fa slittare l’approdo in aula dal 25 novembre al 2 dicembre.

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