Week end in ‘stand by’ per il governo Conte, con il premier impegnato sul discorso programmatico che terrà lunedì mattina in Parlamento in occasione del primo voto di fiducia alla Camera. Non si ferma, però, la caccia al sottogoverno in vista della definizione della squadra dei sottosegretari e viceministri che verrà chiusa in settimana, dopo aver incassato in via libera di Montecitorio e palazzo Madama. Le caselle da riempire sono quaranta-quarantacinque, che con i 21 ministri assicurerebbero al Conte 2 una fisionomia simile ma non superiore al Conte 1. Le quote sono da distribuire tra i due maggiori azionisti, anche se nelle nomine di sottogoverno bisognerà tenere conto di Leu ma anche di quegli alleati che sono presenti in Senato (come il Psi, che ha un voto con Riccardo Nencini), dove il governo ha bisogno di fare il pieno di voti.
Un motivo che, tra l’altro, fa scendere le quotazioni di alcuni senatori pur ben piazzati nel totonomi di queste ultime ore, come Simona Malpezzi all’Istruzione e Franco Mirabelli alla Giustizia. Gli equilibri tra le forze politiche verranno, poi, assicurati anche grazie al gioco delle deleghe e all’eventuale ‘upgrade’ a vice ministro. A dispetto dei numeri a disposizione della maggioranza, nel Pd e nel M5s è apertissima la caccia alla ‘sottopoltrona’, con tante autocandidature e un pressing di vario tipo nei confronti dei vertici che arriva anche dalla base. Al Nazareno, per esempio, diversi segretari regionali in queste ore stanno facendo arrivare le varie “istanze dei territori”. E proprio tra i dem alcune caselle vengono date già sicure: Anna Ascani (Istruzione), Emanuele Fiano (Interno), Antonio Misiani (Mef).
Ma i nomi dei ‘papabili’ sono diversi: Marina Sereni (Sanità), Lia Quartapelle (Esteri), Chiara Braga (Ambiente), Piero De Luca (Lavoro), Chiara Gribaudo (Lavoro/Ambiente), Federico Gelli (Sanità), Andrea Romano (Esteri), Achille Variati (Pa). Per Walter Verini si parla della Giustizia, ma il suo nome circola anche a palazzo Chigi come titolare della delega dell’Editoria, dove però viene dato anche il nome di Gianluca Vacca per il M5s. All’Economia, area Pd, circola anche il nome di Enrico Maria Ruffini, il ‘padre’ del Fisco digitale e ex responsabile dell’Agenzia delle entrate. I nomi che circolano nel M5s non sono meno, con l’aggiunta della ‘grana’ dei ministri uscenti e non confermati come Barbara Lezzi e Giulia Grillo, cui trovare una collocazione.
Mentre per Danilo Toninelli si parla dell’ipotesi capogruppo in Senato. Laura Castelli potrebbe tornare al Mef, così come Manlio di Stefano alla Farnesina e Vito Ferraresi alla Giustizia. L’attuale capogruppo alla Camera Francesco D’Uva potrebbe traslocare alla Cultura, Stefano Buffagni all’Economia, ma il suo nome è associato anche allo Sviluppo o alle Infrastrutture. Tra i volti nuovi potrebbero esserci Lucia Azzolina (Istruzione), Luca Carabetta (Innovazione), Federica Dieni (Interno), Dalila Nesci (Salute), Giorgio Trizzino (Salute) e anche l’ex sindaco di Livorno Filippo Nogarin (Innovazione o Infrastrutture). Infine, oltre alla partita del sottogoverno c’è quella dello ‘spoil system’ dei dirigenti ai vertici dei ministeri. Solo per fare un esempio, potrebbero esserci novità per il capo di gabinetto del ministro dell’Economia, con il cambio tra Giovanni Tria e Roberto Gualtieri. Circolano le ipotesi di un ritorno di Roberto Garofoli o di Claudio De Vincenti, entrambi provenienti dalla ‘cantera’ di ‘Italianieuropei’ di Massimo D’alema.