Riapre dopo un lungo periodo di scavi e lavori il Carcer Tullianum, monumento conosciuto come carcere Mamertino e dove – secondo la leggenda – sarebbe stato incarcerato San Pietro. Situato sulle pendici del Campidoglio, sotto la chiesa di San Giuseppe dei Falegnami con affaccio sul Foro romano, il luogo è il risultato di interventi diversificati nel tempo, una struttura monumentale complessa: sotto la chiesa il Carcer e ancora più sotto e più antico il Tullianum legato alla fonte d’acqua. L’archeologa Patrizia Fortini: “Abbiamo visto che il Tullianum era un luogo in origine probabilmente dedicato a un culto, quindi era un luogo sacro, abbiamo trovato all’interno una stipe votiva, che ci dice che era un luogo legato al culto delle acque”.
Il Carcer non è una prigione comune, ma la prigione dei “nemici dell’Urbs”, personaggi talvolta illustri come il capo dei Galli Vercingetorige: “Dove in pratica venivano segregati i nemici della città, della Res Pubblica, pericolosi per la sopravvivenza dello Stato. Era un luogo molto particolare, legato alla sicurezza della città. I prigioneri che venivano gettati nel Carcer Tullianum di fatto sparivano dal contesto sociale”.
Il sito è diventato anche un museo, grazie all’investimento dell’Opera romana pellegrinaggi, con un percorso multimediale che prevede l’uso del tablet con le ricostruzioni degli ambienti originari. Nell’anno del Giubileo straordinario, è stato ritrovato anche l’affresco di una Madonna della Misericordia. Monsignor Liberio Andreatta sottolinea: “Qui è condensata la storia di Roma, dal periodo di Remo e Romolo al periodo della Repubblica, degli imperatori e del cristianesimo – spiega – Pietro qui viene carcerato, sperimenta la sofferenza e cosa vuol dire essere ritenuto nemico, perché qui era un carcere di massima sicurezza, dove venivano messi solo i nemici dell’Impero, lui era ritenuto un nemico pericoloso, un Isis di oggi si direbbe”.