Il governo britannico ha annunciato che intende privilegiare, dopo la Brexit, l’immigrazione di lavoratori qualificati che dovranno, per ottenere un visto di lavoro, disporre di una proposta di impiego e rispondere a criteri linguistici. La Gran Bretagna ha formalmente lasciato l’Unione Europea il mese scorso, ma fino al prossimo 31 dicembre resta vincolata alle norme del blocco comunitario. I cittadini dell’Ue possono spostarsi e lavorare liberamente negli stati membri. Alcuni britannici hanno votato nel 2016 a favore dell’uscita dall’Ue, nella speranza che la Brexit contribuisse a contenere il numero dei cittadini stranieri che arrivano nel Paese.
“Il nostro nuovo sistema di immigrazione chiuderà i rubinetti per i lavoratori stranieri poco qualificati”, ha affermato il ministro degli Interni, Priti Patel, in un forum pubblicato sul Sun, “A partire dal prossimo anno, tutti i lavoratori qualificati dovranno avere abbastanza punti per lavorare nel Regno Unito. Dovranno parlare inglese, avere una solida proposta di lavoro e soddisfare i requisiti salariali”, ha proseguito. L’uscita del Regno Unito dall’Ue dopo il via libera alla Brexit, tuttavia, non segna la fine della cooperazione. Presto i negoziati per decidere come collaborare su tutti i fronti, dal commercio alla lotta al terrorismo. L’Ue e il Regno Unito devono affrontare molte sfide comuni, come il cambiamento climatico e la minaccia del terrorismo – è quindi nell’interesse di tutti lavorare insieme su tali questioni.
Anche se è stato negoziato un accordo di uscita, questo riguarda soprattutto la protezione dei diritti dei cittadini dell’UE che vivono nel Regno Unito e di quelli britannici nell’Unione europea, gli impegni finanziari presi dal Regno Unito come stato membro e le questioni di confine (in particolare quello tra Regno Unito e la Repubblica d’Irlanda). E nel quadro dell’accordo, ci sarà un periodo di transizione fino alla fine di dicembre 2020, durante il quale il Regno Unito avrà ancora accesso al mercato unico e sarà soggetto alla legislazione dell’UE, anche se non potrà più prendere parte alle riforme legislative dell’UE. Il Regno Unito continuerà a contribuire al bilancio dell’Unione europea durante il periodo di transizione, ma non avrà più voce in capitolo sul bilancio annuale o a lungo termine dell’UE, che sarà negoziato quest’anno.