L’ex procuratore della Repubblica di Roma Giuseppe Pignatone, nominato oggi da papa Francesco nuovo presidente del Tribunale dello Stato della Citta’ del Vaticano, entrera’ in campo anche sul fascicolo prodotto dall’inchiesta in corso su operazioni finanziarie, e in cui sono stati acquisiti documenti della Segreteria di Stato e dell’Autorita’ di informazione finanziaria (Aif), se e quando il fascicolo oggi in mano al promotore di giustizia Gian Piero Milano e all’aggiunto Alessandro Diddi produrra’ un processo. Nel caso, insomma, in cui si arrivera’ a dei rinvii a giudizio, Pignatone – che da procuratore di Roma si e’ gia’ occupato di questioni come le inchieste sullo Ior e sulla scomparsa di Emanuela Orlandi – potrebbe essere il presidente della Corte o comunque decidera’ chi condurra’ il processo. Tra l’altro, in Vaticano Pignatone ritrova con un ruolo diverso proprio il pg aggiunto Diddi, noto avvocato romano che nella grande inchiesta su Mafia Capitale, una delle maggiori portate avanti dalla procura romana guidata da Pignatone, difendeva l’imputato Salvatore Buzzi.
E intanto, Vatican News fa sapere che gli accertamenti della magistratura vaticana su alcuni dirigenti di organismi della Santa Sede, “testimoniano che i processi avviati da Benedetto XVI e portati avanti dal suo successore, funzionano”. “Il sistema ha sviluppato gli anticorpi per reagire” e “il cammino delle riforme degli organismi economico-finanziari è ben avviato”. “Ma chi è stato coinvolto nell`indagine ha il diritto di essere rispettato per la sua dignità” e invece “le persone sottoposte agli accertamenti sono state infatti oggetto di una vera e propria gogna mediatica con tanto di pubblicazione delle loro foto nonostante le eventuali responsabilità siano ancora da accertare”. “La notizia degli accertamenti intrapresi dalla magistratura vaticana e che riguardano alcune persone al servizio di organismi della Santa Sede ha avuto, comprensibilmente, un`eco considerevole nei mezzi di comunicazione”, si legge in una nota pubblicata su Vatican News.
“Tra le interpretazioni, i commenti e le analisi che hanno accompagnato la divulgazione della notizia da parte della Sala Stampa Vaticana non è stata sufficientemente sottolineata un`evidenza: quanto accaduto sta a testimoniare concretamente che i processi avviati da Benedetto XVI e portati avanti dal suo successore, funzionano. Sta a testimoniare che le nuove leggi dello Stato della Città del Vaticano sono applicate e che gli organismi di controllo, di revisione e gli stessi organismi controllati sono in grado di segnalare alla magistratura eventuali anomalie chiedendo che venga fatta chiarezza. Il doloroso percorso annunciato in questi giorni non è dunque il sintomo del fallimento di un sistema. Al contrario dimostra che il sistema ha sviluppato gli anticorpi per reagire e che il cammino delle riforme degli organismi economico-finanziari è ben avviato”.
“Ma c`è una seconda e altrettanto importante considerazione da fare, che riguarda quanto accaduto il giorno dopo la divulgazione della nota della Sala Stampa vaticana: le persone sottoposte agli accertamenti sono state infatti oggetto di una vera e propria gogna mediatica con tanto di pubblicazione delle loro foto nonostante le eventuali responsabilità siano ancora da accertare. Coloro che sono stati coinvolti nell`indagine avevano e hanno il diritto di essere rispettati per la loro dignità di uomini e di donne, sia che si tratti di sacerdoti, sia che si tratti di padri e madri di famiglia”.