La Cina presenta il simulacro della sua nuova Stazione spaziale

La Cina presenta il simulacro della sua nuova Stazione spaziale
10 novembre 2018

Si chiama Tiangong 3 (Palazzo celeste), ed è – o meglio, sarà – la nuova Stazione spaziale cinese, che Pechino dovrebbe mandare in orbita entro il 2022 con l’obiettivo di restare intorno alla Terra per almeno 10 anni. Ospiterà un equipaggio permanente di 3 taikonauti – così si chiamano gli astronauti cinesi – per condurre esperimenti scientifici in microgravità.

Sarà il terzo avamposto orbitante “Made in China” dopo i due moduli sperimentali Tiangong 1 e 2. Il governo cinese ha presentato il modello in scala reale del modulo base della futura Stazione spaziale, lungo 17 metri, all’airshow di Zhuhai, appuntamento biennale considerato la più importante esposizione del Paese nel settore aerospaziale. Nell’intento della Cnsa, l’Agenzia spaziale cinese, il “Palazzo celeste” dovrebbe sostituire l’attuale Stazione spaziale internazionale, frutto della collaborazione tra le agenzie spaziali di Stati Uniti, Russia, Canada, Giappone ed Europa con una fondamentale partecipazione italiana, operativa dal 1988 e che dovrebbe essere dismessa entro il 2024.

 “Sulla Stazione spaziale internazionale – ha spiegato Su Liang, direttore dello Space Station System presso la Chinese Aerospace Science and Technology Corporation – vengono invitati tanti Paesi a fare ricerca e anche il futuro della nostra base orbitante può essere quello di una piattaforma di ricerca non solo per la Cina ma per il mondo intero; sarà un laboratorio spaziale nazionale aperto a tutti”.

L’Iss, in orbita permanente intorno alla Terra a 400 km d’altezza a una velocità di 28mila Km all’ora, è più grande della Tiangong 3 che, comunque, avrà altri 2 moduli e sarà equipaggiata anch’essa con pannelli solari per l’alimentazione energetica. La Cina sta investendo molto nel settore aerospaziale, per scopi civili e militari. Con questo progetto e altri più ambiziosi, come quello di riportare a breve l’uomo sulla Luna, Pechino punta a trovare una posizione di rilievo nell’ambito della Space Economy internazionale dove pian piano si stanno affacciando, con successo, tanti operatori privati.

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