“In questo ennesimo 16 marzo chiedo allo Stato di dichiarare se Aldo Moro era o non era vittima del terrorismo. E se non lo fosse allora di chi sarebbe vittima sacrificale?” È quanto dichiara Maria Fida Moro, primogenita del presidente Dc. “Ne ho abbastanza delle persone che mi inseguono per dirmi che hanno delle rivelazioni sul caso Moro – aggiunge in un video-messaggio – ma che non hanno il coraggio di parlarne e vorrebbero essere incoraggiate da me o meglio assolte. Ribadisco che non sono interessata alla ricostruzione storica, ma alla essenza della verità, che sempre ha guidato mio padre nella vita e nella morte. Sono passati 41 anni è tardi per svegliarsi, ma se qualcuno vuole farlo posti le sue scoperte sul web o si rivolga alle agenzie di stampa”.
“Aggiungo – prosegue Maria Fida Moro – che il rumore di fondo delle voci lamentose degli ex brigatisti è sgradevole quanto inutile. Se mi fossi meritata l’ergastolo espierei la mia pena senza batter ciglio. Ma come diceva Don Abbondio, nei Promessi Sposi, se uno il coraggio non ce l’ha non se lo può dare. Comunque piaccia o non piaccia i brigatisti non erano super eroi, ma comparse marginali in uno scenario evanescente tutto da ridefinire”. “Basta dunque con le inutili corone di fiori commemorative e tristi. Che si applichi la legge 206 del 2004 per mio padre Aldo Moro e basta con il business della sua morte”. “In occasione del 41esimo anniversario del rapimento il nostro legale avvocato Valerio Vartolo ha presentato al Senato l’istanza di applicazione della suddetta legge. È ridicolo che io debba continuare a chiedere l’applicazione prevista dalla Costituzione di una legge che dovrebbe essere in favore delle vittime e non contro e che da 15 anni il Parlamento non applica. Che ognuno si assuma dunque le proprie responsabilità. Il resto – conclude – è silenzio”.