“Funzioni che sto per lasciare, rassegnando le dimissioni: ipotesi che la Costituzione prevede espressamente”. E’ quanto ha confermato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel suo discorso di fine anno. Napolitano è spinto a lasciare l’incarico di Presidente per “l’avere negli ultimi tempi toccato con mano come l’età da me raggiunta porti con sé crescenti limitazioni e difficoltà nell’esercizio dei compiti istituzionali, complessi e altamente impegnativi, nonché del ruolo di rappresentanza internazionale, affidati dai padri costituenti al capo dello Stato”. E’ lo stesso presidente a spiegarlo. Parlamento e forze politiche, ha continuato Napolitano, “si preparino serenamente alla prova dell’elezione del nuovo capo dello Stato. Sarà quella una prova di maturità e responsabilità nell’interesse del paese, anche in quanto è destinata a chiudere la parentesi di un’eccezionalità costituzionale”.
“Personalmente resto convinto – ha anche scandito il presidente – che la disponibilità richiestami e offerta nell’aprile 2013, in un momento di grave sbandamento e difficoltà post-elettorale, sia risultata un passaggio determinante per dare un governo all’Italia, rendere possibile l’avvio della nuova legislatura e favorire un confronto più costruttivo tra opposti schieramenti politici. Ma – ancora Napolitano – è positivo che ora si torni, per un aspetto così rilevante, alla normalità costituzionale, ovvero alla regolarità dei tempi di vita delle istituzioni, compresa la Presidenza della Repubblica”.
La strada delle riforme è stata intrapresa, l’auspicio espresso nel messaggio di fine anno 2013 si è realizzato. Ora bisogna andare a “piena conclusione”. “Un anno fa, nel messaggio del 31 dicembre – ha ricordato il capo dello Stato – avevo detto: ‘Spero di poter vedere nel 2014 almeno iniziata un’incisiva riforma delle istituzioni repubblicane’. Ebbene, è innegabile che quell’auspicio si sia realizzato. E il percorso va, senza battute d’arresto, portato a piena conclusione”. “L’Italia ha colto l’opportunità del semestre di presidenza del Consiglio Ue per sollecitare un cambiamento nelle politiche dell’Unione che accordi la priorità a un rilancio solidale delle nostre economie. Tra breve il Presidente del Consiglio Renzi tirerà le somme dell’azione critica e propositiva svolta a Bruxelles”, ha aggiunto, spiegando anche che “nulla di più velleitario e pericoloso può invece esservi di certi appelli al ritorno alle monete nazionali attraverso la disintegrazione dell’euro e di ogni comune politica anti-crisi”.
L’Italia non è ancora uscita dalla crisi economica e questo rappresenta “un assillo” per il nostro Paese, che registra, fra l’altro, arretramento dell’attività produttiva e “dilagante” disoccupazione giovanile. “Credo sia diffuso e dominante – ha detto Napolitano – l’assillo per le condizioni della nostra economia, per l’arretramento dell’attività produttiva e dei consumi, per il calo del reddito nazionale e del reddito delle famiglie, per l’emergere di gravi fenomeni di degrado ambientale, e soprattutto – questione chiave – per il dilagare della disoccupazione giovanile e per la perdita di posti di lavoro. Dalla crisi mondiale in cui siamo precipitati almeno dal 2009 – ha sottolineato – nemmeno nell’anno che oggi si chiude siamo riusciti a risollevarci. Parlo dell’Europa e in particolare dell’Italia”.