Almeno due civili hanno perso la vita a Tripoli raggiunta nella notte da un raffica di missili, dopo l’offensiva lanciata dal generale Khalifa Haftar per prendersi la capitale libica. Sette forti esplosioni hanno scosso il centro della citta’ nel distretto di Abu Slim, secondo quanto riferito da testimoni oculari. Nessuno ha fino a questo momento rivendicato ufficialmente la responsabilita’ dei raid ma il portavoce delle forze di Haftar, Ahmed al-Mismari, citato dal quotidiano Al Wasat ha dichiarato: “Le nostre unita’ occupano adesso nuove posizioni nel perimetro della capitale Tripoli e avanzano verso altre posizioni”.
L’offensiva di Haftar, l’uomo alla guida dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna), contro il governo sostenuto dall’Onu di Fayez al-Serraj e’ cominciata lo scorso 4 aprile: da allora almeno 174 persone sono morte e 758 sono rimaste ferite, secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanita’ mentre secondo l’Unicef sono 20.000 le persone sfollate, compresi 7.300 bambini. E’ la terza guerra civile in Libia dopo quelle del 2011, quando la Primavera araba spazzo’ via il regime del colonnello Muammar Gheddafi, e del 2014.
La diplomazia e’ al lavoro, con l’Italia in prima linea, ma la comunita’ internazionale e’ spaccata. Haftar, l’uomo forte della Cirenaica che sogna di riunificare la Libia militarmente, gode del sostegno di Egitto, Arabia Saudita ed Emirati Arabi. In soccorso delle forze di al-Serraj, che guida il governo di accordo nazionale dal 2016 e che gode dell’appoggio delle Nazioni Unite e dell’Unione europea, sono arrivate le brigate di Misurata che hanno rallentato la sua trionfale avanzata. Sul piano militare i principali alleati di al-Serraj sono Turchia e Qatar. Doha (accusata di terrorismo) e’ in rotta con gli Stati del Golfo. Washington mantiene le distanze.