L’Iran riprendera’ presto la sua attivita’ nel reattore di acqua pesante di Arak, da cui si puo’ ricavare plutonio, materiale fissile utilizzato nella costruzione di armi nucleari. Lo ha riferito l’agenzia Isna, citando il capo dell’Agenzia atomica nazionale, Ali Akbar Salehi. Secondo un deputato, Mehrdad Lahuti, Salehi ha dato l’annuncio durante una riunione a porte chiuse oggi in Parlamento. Nel maggio scorso, un anno dopo l’uscita degli Usa dall’accordo sul nucleare, l’Iran aveva annunciato che avrebbe gradualmente superato alcuni dei limiti imposti alle sue attivita’ dalla stessa intesa e che avrebbe riattivato la centrale di Arak se nel frattempo gli altri Paesi firmatari (Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania) non avessero messo in atto iniziative concrete per aiutare la Repubblica islamica a far fronte alle pesantissime sanzioni imposte da Washington. Proprio oggi a Vienna s’è svolto un incontro di rappresentanti di questi Paesi per cercare di salvare l’intesa. Per l’Iran, presente il vice ministro degli Esteri Abbas Araghchi.
In un “clima costruttivo”, l’incontro è durato poco piu’ di due ore. Araghchi ha collegato i casi delle petroliere alle discussioni sull’accordo nucleare, formalmente noto come Piano d’azione comune congiunto (JCPOA). “Poiche’ l’Iran ha il diritto di esportare il proprio petrolio secondo il Jcpoa, qualsiasi ostacolo all’esportazione del petrolio da parte dell’Iran e’ in realta’ contrario al Jcpoa”, ha detto Araghchi. Il rappresentante di Teheran ha aggiunto che la questione delle esportazioni di petrolio dell’Iran – compresi i tentativi degli Stati Uniti di prevenirle completamente – e’ stata sollevata durante la riunione. “Penso che l’atmosfera sia stata costruttiva e le discussioni buone, non posso dire che abbiamo risolto tutto”, ha detto. Gli inviati provenienti da Gran Bretagna, Francia, Germania, Cina, Russia e Iran si sono riuniti a Vienna un mese dopo che un incontro simile non era riuscito a fare una svolta.
Il negoziatore nucleare iraniano, il vice ministro degli Esteri, oltre a parlare di un ambiente “costruttivo” e di “buone discussioni”, ha evidenziato che entrambe le parti hanno presentato “denunce reciproche” in merito al rispetto dell’accordo. Il rappresentante cinese, Fu Cong, ha concordato, dicendo alla stampa che ci sono stati “momenti di tensione”, ma ha aggiunto che in generale l’atmosfera era “buona” e “molto professionale”. L’Iran ha violato alcuni aspetti del JCPOA per diverse settimane, in relazione alla quantita’ e alla purezza dell’uranio arricchito, in risposta alle sanzioni petrolifere statunitensi. “Quello che stanno facendo gli Stati Uniti – impedire le esportazioni di petrolio dall’Iran – e’ una violazione della risoluzione del Consiglio di sicurezza”, ha affermato Araghchi in riferimento alla risoluzione 2231 della massima autorita’ delle Nazioni Unite, adottata nel 2015 in occasione del PACG.
Di certo, l’Iran non ha annunciato ufficialmente l’intenzione di riaprire il reattore di Arak, ma ha fatto trapelare la notizia proprio nel giorno di un incontro a Vienna, a livello di funzionari, fra Teheran e gli altri Paesi firmatari dell’intesa del 2015 sul nucleare, da cui gli Stati Uniti si sono ritirati nel maggio dell’anno scorso. Secondo fonti europee “è imperativo discutere con gli iraniani dopo le violazioni accertate al trattato”, in una “riunione di preparazione prima del vertice ministeriale che sarà necessario”. Continua intanto la ‘guerra delle petroliere’ in atto da diverse settimane sulle piu’ importanti rotte energetiche globali, sullo sfondo del braccio di ferro fra Usa e Iran. Il Regno Unito ha annunciato l’invio nel Golfo di un’altra nave da guerra, il cacciatorpediniere Duncan, che si aggiunge alla fregata Montrose, per proteggere le navi civili, dopo che la settimana scorsa le Guardie della Rivoluzione iraniane hanno sequestrato la petroliera britannica Stena Impero in seguito al blocco della petroliera iraniana Grace I da parte di forze speciali britanniche a Gibilterra. Decisa la reazione di Teheran: “La presenza di forze straniere non portera’ sicurezza, ma al contrario fara’ aumentare le tensioni nella regione del Golfo Persico”, ha affermato il presidente Hassan Rohani.