Alcuni nel Movimento 5 stelle lo hanno già detto pubblicamente, altri di preparano a farsi sentire nell’assemblea congiunta convocata per domani sera alle 20,30 che si annuncia come un vero e proprio processo a Luigi Di Maio. Di Maio, da quando M5s è al governo con la Lega, ha troppi incarichi: vicepremier, ministro dello Sviluppo economico, ministro del Lavoro, capo politico. E questo, in un anno di esecutivo gialloverde, non ha fatto bene al Movimento. Ed è in questo accentramento di ruoli, in questa sovrapposizione tra Movimento e governo, che una fronta consistente di grillini individua la causa della “scoppola” (per usare le parole di Alessandro Di Battista) del 17% ottenuto alle elezioni europee, il primo test elettorale dopo il boom delle Politiche.
Lo dice apertamente Roberta Lombardi su facebook: “La responsabilità in capo ad un solo uomo è deleteria per il MoVimento, ed è un concetto da prima repubblica”. Netta anche Carla Ruocco per la quale Di Maio deve dimettersi: “Il Movimento è nato sulla condivisione dei valori, dei temi e dell’azione politica, e non su catene di comando”. Lo ribadisce la senatrice dissidente Elena Fattori: “Io dissi in tempi non sospetti che Luigi non avrebbe dovuto ricoprire tutti quei ruoli, perché non ne ha fatto bene nessuno. Dall`inizio della legislatura c`è stato un blindarsi di Luigi insieme ai suoi fedelissimi con dei regolamenti ad personam che gli lasciavano tutta la libertà decisionale, cosa che non ha senso nel nostro Movimento dove il confronto è fondamentale”.
Ma sono le parole del senatore Gianluigi Paragone, uno che ieri ha partecipato al vertice al Mise con Di Maio e i fedelissimi e Di Battista, a fare più rumore: “La generosità di Luigi di mettere insieme 3-4 incarichi in qualche modo deve essere rivista. M5s per ripartire ha bisogno di una leadership politica non dico h24 ma non siamo lontani. Dobbiamo passare dall’io al noi. L’io è stata una fuga in avanti anche importante in un certo momento ma deve essere un io con la minuscola. La discontinuità è una decisione che è già stata presa dai nostri elettori”.
L’assemblea congiunta di domani, spiega Paragone, “è il luogo idoneo per maturare una scelta tutti insieme”. E non è escluso il ricorso a una consultazione su Rousseau per decidere le sorti di Di Maio: “I motivi della débâcle – osserva Ruocco – vanno discussi sia all’interno dei gruppi parlamentari che sulla piattaforma Rousseau dove i nostri attivisti dovrebbero avere la possibilità di dire la loro. Bisogna tornare a questo modello”.
Farà sentire la sua voce domani in assemblea anche Primo Di Nicola, senatore, che oggi via Facebook ha annunciato le dimissioni da vice presidente del gruppo parlamentare del Movimento 5 stelle a Palazzo Madama: “Una decisione necessaria non solo alla luce del risultato elettorale ma anche e soprattutto delle cose che ci siamo detti in tanti incontri e assemblee. Mettere a disposizione del Movimento gli incarichi. E’ l’unico modo che conosco per favorire una discussione autenticamente democratica su quello che siamo e dove vogliamo andare”. Nel Movimento insomma c’è una grande riflessione in corso, sono tutti preoccupati ma secondo Di Nicola se si segue la strada già annunciata di Di Maio dopo la sconfitta alle regionali in Abruzzo di una riorganizzazione del movimento più sul modello di un partito “possiamo crescere”. Nel frattempo Di Maio resta in silenzio. Dal suo staff smentiscono le voci di un incontro a Milano con Beppe Grillo e Davide Casaleggio. Ma fonti parlamentari spiegano che il vertice con il garante e il figlio del fondatore del movimento sarà imminente.