Saltano i nervi tra M5s e Lega, dopo la spaccatura della maggioranza, in aula, sulla castrazione chimica. Stamani a Montecitorio è stato bocciato un ordine del giorno presentato da Francesco Lollobrigida, di Fdi, per introdurre la castrazione chimica. Il testo riprendeva l’emendamento del leghista Roberto Turri, ritirato, che prevedeva il trattamento farmacologico come condizione della sospensione della pena per gli stupratori. Sull’Odg il governo si era rimesso all’aula, dove si è creata una inedita maggioranza: M5s, Pd, Fi e Leu hanno votato contro, Lega (con l’eccezione di Giuseppe Basini) e Fdi a favore.
Un caso che non sembra possa essere derubricato a semplice “incidente” di percorso, ma che, anzi, pare abbia fornito l’occasione per regolare alcuni conti tra i giallo-verdi per le tante divergenze che si sono manifestate nel corso delle scorse settimane, che hanno portato i 5s a pensare che Matteo Salvini stia cullando l’idea di rompere il contratto di governo. Dunque, dopo averci pensato un po’, a metà pomeriggio, fonti parlamentari pentastellate hanno fatto sapere che “se si è trattato di ‘verificare’ una maggioranza alternativa, il tentativo è fallito” e anche “gli stessi parlamentari della Lega” non hanno “votato in maniera compatta”. Quindi “appare evidente che il centrodestra non esiste più, neanche su questi temi”.
Una dichiarazione quasi ufficiale e molto ‘velenosa’ che scatena l’immediata reazione dei leghisti, che hanno spiegato di essere “sconcertati e dispiaciuti” dal “voto 5stelle con Pd e Fi contro la castrazione chimica, una norma applicata in altri Paesi per limitare la violenza di pedofili e stupratori”. Una norma che, al contrario, per i pentastellati, offre “uno spiraglio che può aprirsi alle pene corporali” ed è “palesemente in contrasto con la Costituzione”. Che il voto sulla castrazione sia andato a toccare un nervo scoperto nei rapporti tra Lega e M5s e tra Lega e centrodestra lo confermano anche le reazione di Fdi e Forza Italia. Per l’azzurra Maria Stella Gelmini, infatti, oggi “il convoglio sovranista è deragliato in partenza”. “E’ deragliato perché il patto del Nazareno ha votato contro”, la secca replica del partito di Giorgia Meloni. askanews