Sicurezza albanese strattona Magi a difesa di Meloni. Lite con il premier

Sicurezza albanese strattona Magi a difesa di Meloni. Lite con il premier
6 giugno 2024

Il segretario di +Europa Riccardo Magi è stato strattonato dalla sicurezza albanese, in servizio per la protezione del nostro presidente del Consiglio, fuori dal centro di Shenjin in Albania. All’uscita dalla struttura della premier Giorgia Meloni, Magi si è messo di fronte all’auto della premier bloccando il passaggio dell’auto con un cartello con la scritta ‘No alla Guantanamo italiana’. Magi è stato quindi bloccato e strattonato dalla sicurezza albanese. A quel punto Meloni è scesa dall’auto e l’ha raggiunto e ne è nato un battibecco.

“Ho fatto un sacco di campagna elettorale e non sapevo se avrei superato la soglia di sbarramento. Le sono totalmente solidale. Le do una mano volentieri”, gli ha detto Meloni. “Se accade questo a un parlamentare italiano potete immaginare cosa accadrà ai poveri cristi che saranno chiusi qui”, ha accusato Magi. “Seeee poveri cristi… C’è una legislazione italiana ed europea, lei non è il segretario di +Europa? Non voleva +Europa? Che +Europa è?”, ha tagliato corto Meloni risalendo in macchina.

 

 

Prima, parlando con i giornalisti, Magi aveva denunciato la visita di Meloni come un “hotspot elettorale”. “La struttura in cui siamo – chiede Magi – è un hotspot? È un centro di prima accoglienza? Quali persone ci arriveranno? Dove verrà fatto lo screening per valutare i vulnerabili che in base alla legge non dovranno essere portati in Albania? Chi sono le figure istituzionali che faranno questo screening? Ricordiamo che qui ci sarà una vera e propria discriminazione perché arriveranno delle persone che hanno la stessa condizione giuridica che altre persone in Italia le vede accolte nel sistema d’accoglienza. Quindi a seconda se si viene salvati da una ONG e si viene portati in Italia, si entra nel circuito di accoglienza come richiedenti asilo, se si viene salvati da una nave dell’autorità italiana si entra nel circuito di detenzione in Albania. E questo ovviamente è una discriminazione inaccettabile”.

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