Una delle ultime immagini con sorriso a trentadue denti risale all’inizio dell’anno. Sullo sfondo, le Dolomiti imbiancate. In primo piano, i due ex gemelli siamesi, politicamente parlando: Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista. Ex, proprio così. Perché da allora, ogni incursione fatta dall’ex corsista falegname è apparsa un colpo basso al suo capo politico pentastellato. Una picconata dopo l’altra, fino a far saltare i nervi al vice premier: “Io mi sono incazzato in questi giorni quando ho sentito questa frase, ‘burocrati chiusi nei ministeri’”. Parole di Di Battista, queste ultime, riportate nel suo ultimo libro che in questi giorni sta promuovendo nei salotti televisivi e non.
Un tomo che parla, manco a dirlo, della sconfitta dei pentastellati alle ultime Europee. Ed è proprio da queste pagine che l’ex deputato sferra l’ultimo attacco al giovane avellinese: “Ci siamo via via trasformati in burocrati rinchiusi diciotto ore al giorno nei ministeri”. Il vice premier, decide di replicare indirettamente in un’assemblea territoriale degli attivisti a Terni, una delle tappe in programma per riorganizzare il Movimento. Dal pulpito, Di Maio, è un fiume in piena: “Mi dicevano, ma com’è che quello (Salvini, ndr) sta in ogni Comune e tu non ci sei mai? Poi abbiamo scoperto che usava gli aerei di Stato. Ma se qualcuno pensa che dobbiamo cominciare a fare i voti con quella roba là, noi l’abbiamo lì ucciso il Movimento”.
Sono lontani i tempi quando a braccetto, Dibba e Giggino giravano l’Italia in lungo e largo ad animare le piazze alla conquista di Palazzo Chigi. Viaggi, selfie, alberghi e trattorie che rischiano di rimanere un ricordo. Perché oramai, l’idillio sembra spezzato. Di Battista, dopo l’autogol della non ricandidatura, tenta di riacchiapparsi la scena con puntuali blitz contro Di Maio e il suo alleato, Matteo Salvini. Raid che mirano a scardinare il governo al fine di mettere all’angolo l’ex gemello in modo tale che Dibba possa prendere in mano il timone pentastellato. Non a caso, l’ex deputato, ha lasciato solo nelle sabbie mobili Di Maio, in quest’ultimo periodo, indossando i panni da reporter in giro per il mondo. E anche su questo, da Terni, arriva la stoccata del vice premier. “Alle politiche facemmo diecimila chilometri in tre mesi, questa volta io li ho fatti in un mese, perché fino al mese prima abbiamo lavorato a Roma nei ministeri a tamburo battente”.
Ma il carismatico reporter fa orecchie da mercante e tira dritto, tentando l’audace scalata. L’ultima toccata di polso, il rivoluzionario 5stelle, l’ha fatta giorni fa, lanciando la proposta di abolire il vincolo dei due mandati, per lui più di una palla al piede. “Un’osservazione personale”, l’ha bollata Di Maio. Ed è su questa scia, al momento, che viaggiano gli ex siamesi. A Terni, tuttavia, il capo politico 5stelle trova una platea insofferente. Tra le lamentele, anche quella relativa ai manifesti elettorali arrivati in ritardo in occasione delle Europee. “E’ vero – sottolinea il ministro del Lavoro -. I manifesti sono arrivati in ritardo, ve li abbiamo mandati l’ultima settimana, quelli erano i soldi, quella era la quantità che potevamo stampare”. Insomma, le difficoltà ci sono. E non sono soltanto politiche. D’altronde, finanziariamente, già da tempo i conti in casa 5 stelle non tornano. Crescono i deputati che non versano più le quote da un bel po’ di tempo. Come è anche naturale, che quando c’è crisi, pure il parlamentare pentastellato, checchesenedica, ne risente. Anche lui tiene famiglia.