Malumori tra dem su sottosegretario Palazzo Chigi. Conte tiene deleghe

Malumori tra dem su sottosegretario Palazzo Chigi. Conte tiene deleghe
Riccardo Fraccaro
5 settembre 2019

L’ultimo scoglio per la nascita del governo giallo-rosso e’ stata la scelta del sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Con l’iniziale braccio di ferro su due opzioni: il pentastellato Spadafora e il segretario generale di palazzo Chigi, Chieppa. L’ha spuntata nel ‘rush finale’ l’ex ministro delle Riforme, Fraccaro, dopo un confronto tra Conte e Di Maio. Ma al momento il presidente del Consiglio ha intenzione di tenere le deleghe per se’, a partire da quella sui Servizi. Conte si aspetta ora numeri ampi per il voto di fiducia ed e’ pronto ad un ‘tour’ per promuovere il nuovo governo, soprattutto a Bruxelles dove si dovra’ trattare per la manovra e per il portafoglio del commissario che spetta all’Italia (il nome e’ quello di Gentiloni, anche se M5s chiede che ci sia una scelta condivisa).

Durante la crisi di governo il premier ha prima aperto allo schema dei due vicepremier per poi convergere con il cosiddetto ‘lodo Franceschini’, ovvero nessun vice. Ma nella sede del governo vuole uomini di fiducia, da qui l’insistenza su Chieppa. Tuttavia la decisione di dare l’ok a Fraccaro ha creato molti interrogativi tra i dem. Nella maggioranza del Pd non si nasconde che non avere alcun uomo a palazzo Chigi rappresenta un problema. E si auspica che il primo a capirlo sia proprio il presidente del Consiglio. In ogni caso chi ha portato avanti la trattativa finale non ha voluto bloccare la partita, ha accettato lo schema anche se ora ci si aspetta che sia Conte a prendere un’iniziativa e a rimediare in qualche modo.

Anche perche’ diversi ‘big’, anche della maggioranza, sottolineano come il Pd rischia di non avere voce in capitolo ne’ sull’ordine del giorno del Cdm ne’ sui provvedimenti alla Camera e al Senato, visto che il ministro per i Rapporti con il Parlamento e’ un uomo M5s, vicino al presidente di Montecitorio Fico. “Altro che monocolore Pd. Abbiamo ottenuto il ministero dell’Economia ma ci sono diverse lacune”, la perplessita’ per esempio di un dirigente dem. Nessuna critica pubblica, il lavoro portato avanti da Zingaretti viene apprezzato, il segretario dem ha cercato di accontentare tutte le anime. Ma sotto traccia tra le correnti non si nascondono dei dubbi. I renziani per esempio puntano il dito contro il ministro per l’Autonomia Boccia.

“Come ci facciamo a presentare al nord?”, si chiede anche un esponente di un’altra area del partito. La tesi che si tratta di un governo debole – a parte le nomine di Franceschini, Gualtieri e Guerini – e’ avanzato quindi soprattutto dai fedelissimi dell’ex presidente del Consiglio. Ma Renzi ha incassato e non poco dalla nascita del governo: a parte l’attuale presidente del Copasir – vicino pero’ a Lotti ed espressione di Base riformista – ci sono i ministri Bonetti e Bellanova. Vicino ad Orlando, invece, il neoministro del Mezzogiorno, Provenzano. Il governatore della Regione Lazio ha insistito sulla necessita’ della discontinuita’ e del rinnovamento e ha sottolineato che il Pd e’ rimasto unito in tutta la gestione della crisi.

La linea e’ che il Pd sara’ leale a Conte. Ma dietro le quinte c’e’ preoccupazione sia per i numeri al Senato, sia per l’intenzione della Lega di schierare i presidenti di Commissioni e uomini come Giorgetti e Garavaglia ad alzare le barricate in Parlamento. Nella maggioranza dem poi ci sono i timori per le mosse di Renzi che dopo il voto di fiducia potrebbe dare vita a gruppi autonomi in Parlamento, per trattare direttamente con il governo. Alcuni renziani non escludono un’accelerazione in tal senso, ma per ora l’ex premier non si espone, ripete che questo governo e’ destinato a durare e afferma di fare “il tifo per l’Italia”.

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