La riunione informale dei ministri degli Affari Interni dei paesi Ue, giovedì prossimo a Innsbruck, in Austria, fornirà effettivamente l’opportunità al vicepremier italiano Matteo Salvini di parlare di possibili modifiche alle regole attuali riguardanti le operazioni Sar (“Search and Rescue”) di ricerca e salvataggio in mare per le missioni navali europee, ma già oggi il loro mandato non prevede i migranti soccorsi siano necessariamente sbarcati in Italia.
Lo ha detto oggi a Bruxelles la portavoce per gli Affari interni e le Politiche migratorie della Commissione, Natasha Bertaud, rispondendo a una domanda sull’annuncio di Salvini riguardo alla chiusura dei porti italiani non solo alle Ong, ma anche alle navi militari che trasportano migranti salvati in mare durante le operazioni dell’Ue Sophia e Themis contro i trafficanti. Bertaud ha ricordato che sia per Sophia e che per Themis l’attuale mandato prevede già che il paese che coordina le operazioni Sar, ovvero l’Italia, debba designare per lo sbarco dei migranti soccorsi un porto sicuro in un paese Ue, ma non necessariamente in Italia stessa. Solo se nessun altro paese Ue fosse disponibile l’obbligo del diritto internazionale sul soccorso in mare farebbe ricadere comunque sull’Italia il dovere di accoglienza in uno dei suoi porti. “Tutte e due le operazioni hanno un mandato che è stato già modificato in passato e può esserlo ancora in futuro”, ha osservato la portavoce.
Il mandato dell’operazione Sophia, in particolare, arriva a termine e dovrà essere rinnovato sulla base di una “strategic review” entro la fine dell’anno. Ma essendo Sophia una missione militare che fa capo alla Politica estera e di sicurezza comune, il suo rinnovo dovrà avvenire con una decisione all’unanimità, nel Consiglio Affari esteri dell’Ue. Diverso è il caso per l’operazione Themis, che è iniziata nel febbraio scorso dopo essere stata concordata dal precedente governo (dal ministro Marco Minniti) con l’agenzia Frontex e gli altri paesi Ue partecipanti. In questo caso, eventuali modifiche al mandato possono essere decise dalle tre controparti (il governo italiano, Frontex e gli altri Stati membri partecipanti), con la partecipazione dei ministri dell’Interno e senza il coinvolgimento dei Consiglio Ue.
Secondo la portovoce, comunque, le discussioni alla riunione informale di Innsbruck saranno focalizzate soprattutto sul seguito da dare al Consiglio europeo di finee giugno, e in particolare alle modalità d’attuazione delle “piattaforme di sbarco”, all’interno dell’Ue e all’esterno dell’Ue. “Per sviluppare l’opzione delle piattaforme esterne, stiamo già lavorando con l’Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni, ndr) e con l’Unhcr (Alto Commissariato Onu per i Rifugiati, ndr), prima di contattare gli Stati terzi” che potrebbero essere interessati. “Ci sarà l’opportunità di parlarne al prossimo Consiglio europeo, in ottobre”, ha riferito Bertaud. Quanto alle piattaforme interne, la portavoce ha aggiunto che la Commissione “sta contattando gli Stati membri che potrebbero partecipare, e presenterà – ha annunciato – una proposta porbabilmente prima dell’estate, mentre è troppo presto – ha concluso Bertaud – per farlo entro la riunione informale di Innsbruck”. askanews