E’ morto questa mattina nella sua villa romana sull’Appia antica il regista e scenografo Franco Zeffirelli, aveva 96 anni. All’anagrafe Gian Franco Corsi Zeffirelli, il Maestro e’ morto nella sua casa di Roma, sull’Appia Antica, assistito dai figli adottivi Pippo e Luciano, da un medico e dal parroco della chiesa di San Tarcisio che ha benedetto la salma. Circa una settimana fa, secondo quanto si apprende dalla famiglia, aveva ricevuto l’estrema unzione. “Si e’ spento serenamente – riferiscono i familiari – dopo una lunga malattia, peggiorata negli ultimi mesi”.
La camera ardente con il feretro di Franco Zeffirelli sarà allestita lunedì mattina, 17 giugno, nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze. Lo ha annunciato Dario Nardella. “Tutto il mondo potrà salutarlo nella sua Firenze”, ha scritto il sindaco di Firenze in un tweet. Il Maestro riposerà nel cimitero delle Porte Sante di Firenze. In questo cimitero si trovano le tombe di illustri fiorentini come il pittore Pietro Annigoni, lo scrittore Carlo Collodi, l’editore Felice Le Monnier, lo stilista Enrico Coveri, lo scrittore Giovanni Papini, l’attore Paolo Poli, lo scrittore Vasco Pratolini, lo storico e statista Giovanni Spadolini. Il grande cineasta era sofferente da tempo a seguito di una polmonite da cui non si era mai ripreso completamente.
Nato a Firenze il 12 febbraio del 1923, Gianfranco Corsi, questo il suo nome di battesimo, era il figlio illegittimo di Ottorino Corsi, un commerciante di stoffe originario di Vinci, e della fiorentina Alaide Garosi Cipriani. Ebbe un’infanzia tribolata dovuta al mancato riconoscimento paterno, che avvenne solo a 19 anni, e alla prematura scomparsa della madre. In un’intervista al settimanale Sette racconto’: “Sono ‘figlio di ignoti’, N.N. (nescio nomen, ndr). Ma c’era una regola, i cognomi degli illegittimi venivano scelti a partire da una lettera, a rotazione. In quei giorni era il momento della ‘Z’. Cosi mia madre suggeri’ che mi chiamassero ‘Zeffiretti’, da un’aria di Mozart da lei molto amata (l’Idomeneo ndr). Nella trascrizione, l’impiegato fece un errore, mise due ‘l’ al posto delle ‘t’. Cosi io divenni Zeffirelli”.
Studio’ architettura a Firenze dopo ben presto entro’ a far parte della compagnia teatrale universitaria. Abbandono’ la facolta’ durante la Seconda guerra mondiale, quando prese parte alla Resistenza nelle file dei partigiani, passando poi all’esercito alleato. Al termine del conflitto Zeffirelli si uni’ alla Compagnia teatrale ‘Il Carro dell’Orsa minore’ di Alessandro Brissoni. Dopo essere stato scenografo e costumista di “operine” all’Accademia Chigiana di Siena, si trasferi’ a Roma, conoscendo Luchino Visconti con cui lavoro’ ad alcuni film, tra cui ‘La terra trema’ del 1948. Si dedico’ al teatro, portando in scena alla Scala di Milano l’opera di Gioacchino Rossini ‘L’Italiana in Algeri’. La passione per il teatro, mai sopita, lo porto’ negli anni a lavorare su ‘La traviata’, ‘Tosca’, ‘Carmen’, solo per citare alcuni titoli.
Ha presentato le sue Bohe’me, Aide e Traviate alla Scala e al Metropolitan Opera House di New York (1963, 1981; 1964 e 1989), adattando le versioni della Turandot per l’Arena di Verona (2010) e per la Royal Opera House di Mascate, in Oman, nel 2012. Per il regista fu importantissimo il rapporto con Maria Callas che conobbe nel 1948. Fu l’inizio di un’ossessione artistica per Zeffirelli che la diresse in diverse occasioni. Leggendaria, nella loro lunga collaborazione, la Tosca del 1964, al Convent Garden di Londra. Secondo il regista, che ha dedicato alla cantante il suo film ‘Callas Forever’ (2002), Maria era una donna estremamente complessa, “un insieme di grandi virtu’ e di terribili debolezze umane”. Molte sue opere cinematografiche sono tratte da capolavori teatrali, soprattutto di Shakespeare al punto che l’Enciclopedia Britannica ne riconosce il particolare talento per “gli adattamenti filmici alle opere di Shakespeare” e la capacita’ nel costruire “dettagli autentici”.
Zeffirelli traspose sul grande schermo capolavori come ‘La bisbetica domata’, nel 1966, con Richard Burton e Elizabeth Taylor; l’anno successivo usci’ ‘Romeo e Giulietta’, i cui protagonisti furono attori giovanissimi, Leonard Whiting e Olivia Hussey. Nel 1990 realizzo’ ‘Amleto’, con l’indimenticabile interpretazione di Mel Gibson. Il 24 novembre 2004 ricevette dalla regina Elisabetta d’Inghilterra l’onoreficenza di Cavaliere del Regno Unito a Roma. Tra i suoi indimenticabili capolavori pellicole come ‘Fratello sole, sorella luna’, del 1972 e ‘Il campione’ del 1979, remake di King Vidor di quasi cinquant’anni prima. E poi ancora ‘Jane Eyre’, nel 1995; ‘Un te’ con Mussolini’, nel 1999. Celeberrimo il film che realizzo’ per la televisione nel 1977, ‘Gesu’ di Nazareth’.
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Negli ultimi dieci anni ha lavorato anche alla regia e alla sceneggiatura dei cortometraggi ‘Omaggio a Roma’, del 2009, e ‘Zeffirelli’s Inferno’ (2017). In carriera ha vinto il David di Donatello alla carriera nel 2002. In precedenza quello alla miglior regia e il Nastro d’Argento per ‘Romeo e Giulietta’ (1969), con cui ottenne anche la nomination agli Oscar. David di Donatello per la regia anche nel 1972 per ‘Fratello sole, sorella luna’. Una nomination all’Oscar per la miglior sceneggiatura anche per ‘La traviata’, nel 1983. Il suo intero archivio, fin dal 2017, e’ custodito presso il Centro Internazionale per le Arti dello Spettacolo della Fondazione Franco Zeffirelli Onlus, ospitato nel Complesso di San Firenze nel capoluogo toscano.
Al di fuori del cinema e del teatro si dedico’ con passione anche alla politica diventando senatore con Forza Italia per due legislature, nel ’94 e nel ’96. Un’esperienza che si concluse presto perche’ Zeffirelli rimase deluso dalla sua esperienza parlamentare: “La politica e’ il lusso dell’uomo qualunque, che crede di poter fare una grande carriera al di la’ delle possibilita’ che tutti hanno”, racconto’. Nella vita privata era un cattolico convinto e praticante. Inoltre era dichiaratamente omosessuale, ma riguardo alla sua sessualita’ e’ sempre stato riservato, dichiarando piu’ volte di odiare la parola gay e i Gay Pride: “Si truccano come pagliacci, tutti felici e allegroni sei cosi’ spiritoso e divertente che ti chiamano gay – ha detto – ma si puo’? Dire a Michelangelo che e’ gay? A Leonardo? Andiamo, essere omosessuali significa portare un grave peso di responsabilita’, scelte difficili: sociali, umane e di cultura”.