Al momento del passaggio di testimone tra Barack Obama e Donald Trump sembrava questione di giorni, settimane al massimo. Ma per il primo faccia a faccia tra il 45esimo presidente degli Stati Uniti e il collega russo Vladimir Putin ci sono voluti sei mesi e ancora alla vigilia dell’ora X nei rapporti Usa-Russia, nessuno sa come andrà all’incontro di Amburgo. Il capo del Cremlino e quello della Casa Bianca si vedranno oggi infatti nella città tedesca che ospita il vertice G20. ieri Trump ha parlato da Varsavia – capitale europea dei sospetti nei confronti di Mosca – per accusare Putin di azioni “destabilizzanti” in particolare in Europa centro-orientale. E per ipotizzare che effettivamente la Russia può avere interferito nelle elezioni presidenziali americane. Parole che suonano strane in bocca all’uomo considerato il beneficiario delle azioni hacker attribuite alla Russia, ma anche un modo per cercare di ridimensionare il peso del “Russiagate”, lo scandalo che vede Trump e il suo entourage nel mirino delle indagini sulla natura dei rapporti propri con la Russia e sulle possibili ingerenze russe nel processo elettorale americano. Contemporaneamente, il segretario di Stato Usa Rex Tillerson, che Putin lo conosce da tempo e prima di arrivare al Dipartimento di Stato con lui aveva ottimi rapporti personali, ha detto che gli Usa sono pronti a lavorare con la Russia per stabilire dei “meccanismi comuni” in Siria, comprese delle zone di esclusione aerea.
Insomma, pronti a lavorare assieme sul terreno, malgrado le tensioni ufficiali seguite al recente abbattimento di un jet siriano da parte delle forze Usa e alle accuse americane nei confronti del regime di Bashar al Assad, accusato di preparare un nuovo attacco chimico contro gruppi ribelli. C’è chi ipotizza un gioco delle parti. Fonti vicine al Cremlino contattate da Askanews fanno notare che “Trump è troppo imprevedibile, questo lo si sa da prima del voto, ma molto dipende dalla chimica che si creerà domani (oggi, ndr)”. L’incontro permetterà di capire “il vero approccio” del presidente americano nei confronti della Russia, perché – ha dichiarato Dmitri Peskov, il portavoce del Cremlino – per ora a Mosca “le intenzioni di Washington restano poco chiare”. I due leader “avranno modo di confrontarsi direttamente sulle questioni più importanti dell’attualità internazionale e la cosa più importante è che avranno modo di conoscersi, di capire quale sia il vero approccio personale a livello di relazioni bilaterali, non quello che riportano i media”. Quanto alle dichiarazioni dalla Polonia, Peskov si è limitato a dire che “il Cremlino non è d’accordo con l’approccio” di Trump. Da parte russa prevale la cautela, sia per la tendenza di Trump a cambiare linea continuamente, sia perché il quadro è oggettivamente complicato. Secondo il Cremlino, le relazioni Mosca-Washington sono state prese in ostaggio dai problemi di politica interna dell’America, che hanno generato il “Russiagate”. “Pura isteria”, ha detto più volte Putin, ma intanto il grande disgelo con gli Usa non è ancora arrivato e a Mosca c’è anche chi teme che l’incontro di oggi possa peggiorare le cose.