Ventisei anni dopo la strage di Capaci, in cui morirono il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre agenti di scorta Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicillo, migliaia di ragazzi provenienti da tutta Italia a bordo della nave della legalità si sono ritrovati a Palermo per celebrare le vittime della lotta alla mafia. Prima al porto del capoluogo siciliano e poi nell’aula bunker del carcere Ucciardone si sono ritrovati il Presidente della Camera Roberto Fico, i ministri dell’Interno, della Giustizia e dell’Istruzione Marco Minniti, Andrea Orlando e Valeria Fedeli, oltre ai vertici nazionali di Anm e Csm. “Ogni Governo e ogni Parlamento nuovo che arriva nel Paese – ha detto Fico – non può prescindere dal parlare di mafia, dall’avere una legislazione aggiornata sulle mafie ai nostri tempi, e non può prescindere da investimenti strutturali in cultura, formazione, scuola. Se non si fa questo nessun governo va da nessuna parte”. Il ministro dell’Interno Marco Minniti: “L’anno scorso abbiamo sciolto 37 consigli comunali, nel 2016 ne erano stati sciolti 8. Quando si scioglie un consiglio per infiltrazioni mafiose non è mai una festa della democrazia, tuttavia ritengo che questi strumenti siano doverosi e necessari. L’idea di una azione di prevenzione e contrasto – ha aggiunto Minniti – è indispensabile per la democrazia italiana nella lotta alla mafie. Se non combattiamo il rapporto tra mafia e politica non combatteremo mai fino in fondo le mafie”.
Per il ministro Orlando temi come “il contrasto alla mafia sono scomparsi o marginalizzati. Non sono stati al centro del confronto della campagna elettorale, e devo dire che sono anche stati scarsamente considerati nel contratto che porterà alla nascita di un nuovo esecutivo con ogni probabilità. Questo è un dato che non può che preoccupare perché se anche il tema scompare dall’agenda politica non scompare dalla società italiana, ed e dovere delle forze democratiche riportare al centro dell’attenzione perché quando non si parla di mafia essa allarga i suoi spazi di azione”. La commemorazione di quest’anno ha voluto porre l’accento sul ruolo degli uomini della scorta di Falcone e Borsellino, “angeli custodi” che non esitarono a mettere a repentaglio la propria vita per proteggere i due magistrati. “Questo è uno straordinario insegnamento per i ragazzi e le ragazze delle scuole che quest’anno hanno approfondito la funzione della scorta – ha detto il ministro Fedeli -, persone consapevoli dei rischi che correvano, ed è corretto educare le ragazze e i ragazzi alla funzione fondamentale delle forze di polizia, e di tutti i corpi preposti alla nostra libertà e sicurezza. Perché capiscano che quando vedono una divisa, questa è li per la nostra libertà”.