Il Partito Democratico riparte dalle correnti

Il Partito Democratico riparte dalle correnti
L'ex segretario del Pd, Matteo Renzi
23 novembre 2018

Adesso sono tutti ai nastri di partenza. Anche Maurizio Martina ha sciolto la riserva, annunciando la sua candidatura alla segreteria del Partito Democratico. E così sono in sette a contendersi le chiavi del Nazareno. Nessuna presenza femminile, il che vuol dire che nei Dem la demagogia è l’ultima a morire. Dunque, il Pd riparte dalle ceneri, da una serie di sconfitte politiche e da una serie di fallimenti collezionati negli ultimi anni di governo. E riparte anche con le ininterrotte guerre fratricida che continuano a marcare sempre più le correnti ben presenti e schierate in questa corsa per la segreteria. “Ci candidiamo”, ha annunciato Martina, scegliendo il plurale per evidenziare che “l’’io’ ci ha fatto male, mentre il ‘noi’ è il futuro”.

L’ex ministro, rispolverando l’atmosfera della falce e martello, ha scelto il circolo Pd di San Lorenzo a Roma, per sciogliere la riserva. Un locale vicino al luogo del brutale assassinio di Desirèe, che conserva ancora sulla parete di fondo lo storico murales degli Anni Cinquanta e il busto bronzo di Gramsci. Martina ha elogiato il lavoro fatto da un altro candidato alla segreteria, Matteo Richetti, sottolineando “il terreno di condivisione con quella esperienza: vedremo se nelle prossime settimane ci sarà l’occasione per costruire un percorso”. E fa orecchie da mercante a chi vede nella sua candidatura un aiuto a Marco Minniti. Di certo, nessuno dei candidati è ufficialmente “il candidato di Renzi”, anche se tutti e tre (Martina, Minniti e Richetti) sono stati, a vario titolo, legati all’ex premier da rapporti di collaborazione al governo o nel partito. Nella calca all’interno del circolo Pd, anche Graziano Delrio, Debora Serracchiani, Matteo Mauri e Andrea De Maria, tutti pronti a sostenere la candidatura di Martina. Sul fronte amministrativo, il Pd sta lavorando sulla data delle primarie che sarà decisa martedì 27 novembre dalla Direzione.

Entro quel giorno sarà infatti pronto il regolamento del congresso. Intanto, i candidati organizzano le proprie truppe. In particolare Minniti sta trattando con i renziani sulla lista che lo sosterrà alle primarie e sul ruolo di Luca Lotti nella loro preparazione. Anche se lo stesso ex ministro dell’Interno continua a ripetere che la sua candidatura non ha nulla a che spartire con Renzi. Già, Renzi, di cui nessuno oggi all’interno del partito sembra più conoscerlo. Tutti ne prendono le distanze, tutti gli danno le colpe anche le più surreali, ma tutti fino a ieri sono stati sul carro renziano per poter occupare poltrone più o meno prestigiose. A partire dall’ex premier, Paolo Gentiloni, che di Renzi non vuol più sentirne parlare e così s’è schierato con l’altro candidato, Nicola Zingaretti. Chiudono la lista dei concorrenti, l’ex ministro Cesare Damiano, Francesco Boccia e il più giovane Dario Corallo. I sondaggisti già sono a lavoro. Secondo Demopolis, in testa ci sarebbero Minniti e Zingaretti, entrambi sopra il 30 per cento nelle preferenze degli elettori Pd. Tutti gli altri candidati non raggiungerebbero il 10%. Uno scenario confermato anche dal sondaggio EMG, mostrato ad Agorà e dove, invece, Martina viene stimato al 15 per cento. Non sappiamo se qualcuno getterà la spugna, ma di certo nessuno supererà il 50 per cento dei voti. Il che appare quasi scontato, il fotofinish tra Zingaretti e Minniti.

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