Piu’ di 700 arresti, tra cui il leader dell’opposizione Andrey Navalny, in una giornata di protesta contro la corruzione a Mosca, una delle piu’ imponenti svoltesi in Russia negli ultimi anni. Decine di migliaia di russi hanno partecipato alla giornata di mobilitazione nazionale che era stata convocata da Navalny, che a febbraio si e’ anche candidato alla presidenza. Comizi e manifestazioni si sono svolti in tutto il Paese: a San Pietroburgo, Vladivostok, Krasnoyarsk e Tomsk. A San Pietroburgo, varie migliaia di manifestanti si sono riuniti a Campo di Marte, da dove centinaia di persone hanno poi marciato verso il principale viale della citta’, la Nevski, scandendo slogan contro il presidente russo, Vladimir Putin. Ma le concentrazioni piu’ numerose sono state nella capitale russa, dove non avevano il permesso delle autorita’ e dove e’ stato arrestato Navalny. “Ragazzi, sto bene. Il nostro tema oggi e’ la lotta contro la corruzione”, ha scritto su Twitter ad un certo punto Navalny, evidentemente riuscito a tenere per qualche tempo il cellulare. Ad un certo punto un gruppo di manifestanti ha tentato di bloccare il furgone della polizia che lo portava in commissariato. Secondo la polizia moscovita, alla manifestazione, che si e’ svolta nella centralissima piazza Pushkin, a solo un paio di chilometri dal Cremlino, hanno partecipato circa 8mila persone.
Ma per gli organizzatori erano piu’ di 20mila i russi che hanno risposto all’appello. “La Russia sara’ libera”, “Liberta’, liberta’”, scandivano i manifestanti a piazza Pushkin, circondanti da un imponente dispositivo di polizia, che li controllava dall’alto con gli elicotteri. La giornata di manifestazioni era stata convocata da Navalny sotto lo slogan “Dimon (diminutivo di Dmitri,ndr.), la pagherai”. Nel mirino c’e’ Dmitry Medvedev, il premier russo, che secondo Navalny e’ tra gli uomini piu’ corrotti della nomenklatura russa. Lungo tutta la giornata, il di lotta per la corruzione, di cui Navalny e’ presidente, ha diffuso via Internet immagini dal vivo delle varie citta’ del Paese dove si svolgevano le manifestazioni. Il leader oppositore, che e’ presidente della Fondazione di Lotta contro la Corruzione, ha documentato la sua denuncia all’inizio del mese, in un video pubblicato su YouTube, frutto di un’inchiesta andata avanti per mesi. Nel video, che e’ gia’ stato visto piu’ di 10 milioni di volte e dura 59 minuti, si sostiene che il premier ha accumulato un impero, tanto dentro che fuori il Paese, mediante finte associazioni benefiche affidate a famigliari o persone di sua assoluta fiducia: lussuose residenze, yacht, vigneti. Tra i vezzi, persino una mini-fattoria per l’allevamento delle anatre (tanto che oggi, molti manifesti mostravano le paperelle giocattolo).
“Basandoci sulla documentazione pubblicata, affermiamo che le fondazioni di Medvedev sono stati trasferito almeno 70 miliardi di rubli (circa 1,2 miliardi di dollari) in denaro e proprieta”, ha sostenuto Navalny. “Ha vinto la vittoria sulla paura”, ha riassunto Leonid Volkov, responsabile della campagna elettorale di Navalny, notando che nonostante le minacce delle autorita’ di utilizzare la forza contro i manifestanti, le proteste sono state le piu’ massicce degli ultimi anni. Volkov ha condotto per varie ore le trasmissioni della televisione della Fondazione Navalny via Internet, fino quando la polizia non si e’ presentata agli studi e ha messo fine alle trasmissioni. Poco dopo la fondazione ha ripreso da uno studio di riserva. Navalny, 40 anni e avvocato di professione, dopo il suo annuncio nel febbraio scorso che presentera’ la sua candidatura alle presidenziali del 2018, ha cominciato ad aprire sedi elettorali in varie citta’. Tuttavia potrebbe essere privato della possibilita’ di candidarsi se fallisce il suo ricorso contro una sentenza che lo ha condannato per appropriazione indebita in un controverso processo. Secondo Navalny, considerato l’oppositore con maggiore seguito elettorale in Russia, la condanna e’ una rappresaglia per le sue denunce di corruzione verso le piu’ alte sfere del Paese. E un modo, il piu’ facile, per eliminarlo dalla sfida elettorale.