Sani e pratici, gli italiani mangiano sempre più cibi surgelati

14 giugno 2018

Nella terra del kilometro zero, del prodotto fresco, appena raccolto, il cibo surgelato non è più la cenerentola della dispensa casalinga. I prodotti conservati sottozero stanno via via conquistando spazio nella dieta degli italiani, che prima erano soliti ricorrere al freezer per lo più in situazioni di emergenza, con frigo vuoto o ospiti improvvisi. A scattare la fotografia dei consumi nel 2017 è stato l’Istituto italiani di alimenti surgelati, come ci racconta il presidente Vittorio Gagliardi: “Il 2017 si è chiuso in maniera positiva – ci ha detto – Nel campo dei prodotti retail siamo intorno al +3% questo vuol dire che il periodo di crisi è finito e ci aspettiamo un 2018-2019 in ascesa anche se l’inizio del 2018 è stato complicato ma gli ultimi dati ci fanno capire che la nostra ipotesi di fine recessione sia finita”.

Nel totale la crescita lo scorso anno si è attestata intorno al 2%, con il catering fermatosi su un +0,3%. Complessivamente questo vuol dire 841.500 tonnellate di prodotti surgelati acquistati, ancora lontano dal traguardo del milione che ci si aspetta da anni e che la crisi ha contribuito ad allontanare. All’interno di questo dato ci sono poi prodotti che hanno dato maggiore soddisfazione di altri: “L’ittico in particolare ha avuto una crescita incredibile – spiega – però vorrei sottolineare la crescita di pizza e ricettati: le pizze hanno raggiunto una valenza qualitativa elevata e il consumatore la accoglie per cui aumentano al di là delle attese. E poi i ricettati su cui i surgelati stanno finalmente ricrescendo finito il momento di crisi”.

Se i ricettati crescono del 2% e pizze e snacks arrivano a un +4,7% nel canale retail, prodotti come le patate, prevalentemente fritte, segnano un -0,3% e la carne rossa addirittura un -8,3%, scontando indicazioni nutrizionali, timori sulla sicurezza alimentare che ne frenano i consumi. Eppure questo spaccato racconta in filigrana i trend emergenti in fatto di consumi alimentari “Il consumatore ha più possibilità di spendere, torna una normalizzazione tanto attesa in questi anni che lo porta a potersi applicare di nuovo al mondo del lavoro e questo significa aver bisogno di benessere e salute ma anche di praticità e servizio, ha bisogno di prodotti pronti e di dedicare meno tempo alla cucina, e trovare prodotti di alta qualità, sicuri ma pronti per il consumo”. Certo l’Italia è ancora lontana dall’Europa: nella sola Germania si arriva a un consumo annuo di 3 milioni e 700mila tonnellate di prodotti surgelati, oltre 46 pro-capite contro i nostri 14 chili.

Un dato che tuttavia lascia ben sperare: “I giovani, i millennials sono sempre più europeizzati. Da questo ci aspettiamo che andremo incontro a livelli superiori di consumo pro-capite, non raggiungeremo mai i livelli dei nostri amici oltralpe perchè noi abbiamo a disposizione materie prime che loro non hanno, ma la tendenza è andare in quella direzione”. Tanto più che i surgelati si rivelano degli alleati preziosi nella lotta allo spreco alimentare, un tema verso il quale va crescendo la sensibilità a livello Paese, anche se ogni anno buttiamo ancora 6 milioni di tonnellate di cibo: “Uno dei parametri che portano alla produzione di spreco a casa è la durata della materia prima acquistata – racconta il presidente Iias – e il surgelato dà la stessa qualità per 15-18 mesi, e poi si mangia tutto quello che si compra ed è porzionato o porzionabile, senza andare incontro a eccessi che causa spreco alimentare”.

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