Affonda sotto i colpi di un’inchiesta giudiziaria la giunta comunale di Legnano, la citta’ lombarda dove leggenda narra che il condottiero simbolo della ‘prima’ Lega, Alberto da Giussano, compi’ le sue gesta eroiche. Ai domiciliari finiscono il sindaco del Carroccio Gianbattista Fratus e l’assessore alle Opere Pubbliche Chiara Lazzarini mentre in carcere va il vicesindaco Maurizio Cozzi. Il prefetto di Milano Renato Saccone dispone la loro sospensione dalle rispettive cariche e nomina un Commissario provvisorio “considerato il caso di necessita’ e urgenza”.
Le accuse per gli arrestati sono, a vario titolo, di turbata liberta’ degli incanti e corruzione elettorale per avere creato un sistema il cui motto sarebbe declamato in un’intercettazione del vicesindaco: “Una volta che si individua la persona basta, la gara non ha alcuna valenza”. Lo scenario ipotizzato dal gip Piera Bossi, e’ quello di una gestione da parte dei vertici comunali “improntata non tanto al soddisfacimento delle esigenze degli interessi pubblici quanto alla collocazione nei vari settori del Comune e delle municipalizzate di amici e conoscenti, comunque persone ‘gradite’ o manovrabili”. In questo contesto sarebbero state truccate in una manciata di mesi,dall’ottobre 2018 al marzo 2019, le procedure per la selezione del dirigente per lo sviluppo organizzativo del Comune; alla municipalizzata Amga di Legnano per scegliere il nuovo dirigente generale; alla partecipata Euro.Pa.Service per l’affidamento di un incarico professionale.
“Gli indagati – ha spiegato il procuratore di Busto Arsizio Nadia Calcaterra – avviavano selezioni personali, agganciavano i loro candidati, sostenevano dei colloqui e alla fine facevano in modo che i bandi venissero turbati in modo tale da ottenere la nomina nonostante l’incompatibilita’ assoluta con l’incarico bandito”. Nella ricostruzione della Procura bustocca e della Guardia di Finanza di Milano, la frase “il prezzo e’ stato pagato”, costituirebbe la chiosa dell’assessore Lazzarini per definire i 1.046 voti passati al ballottaggio al sindaco Fratus da Luciano Guidi, candidato a sua volta alle amministrative del 2017 per la lista civica Alternativa Popolare, in cambio di un posto per la figlia Martina nel consiglio di amministrazione della partecipata Aemme Linea Ambiente. In una conversazione agli atti dell’indagine viene citato anche il vicepremier Matteo Salvini, estraneo all’inchiesta. A parlare sono l’assessora Chiara Lazzarini, finita ai domiciliari, e Letterio Munafo’, assessore con delega al personale.
La donna riporta al suo interlocutore parole riferite al sindaco Fratus: “Siccome prima del ballottaggio a livello regionale io ho fatto un accordo con Paolo Alli, Salvini e quell’altro provinciale loro della Lega in cui Paolo Alli e Guidi (candidato sindaco uscito al primo turno) hanno detto che mi avrebbero appoggiato al ballottaggio e che io in cambio gli avrei dato un posto, quindi io devo mantenere questa promessa che ho fatto io, Giambattista Fratus, per cui per Aemme Linea Ambiente non do’ nessun consigliere in quota a nessun partito. Li scelgo io quindi”. Il gip, nell’ordinanza interpreta cosi’ questo passaggio: “Lazzarini chiariva definitivamente le reali motivazioni sottese alla nomina di Guidi Martina e quindi i termini dell’accordo illecito”. C’e’ spazio anche per chi avrebbe rifiutato il malaffare: il commercialista Gabriele Abba, che si sarebbe rifiutato di partecipare a una gara pilotata tanto da meritarsi l’epiteto di “cagasotto” in una telefonata tra Cozzi e Fratus.