Siria, regime pronto a “liberare tutto il territorio” dall’Isis. E l’alleata Russia invia navi e aerei

Siria, regime pronto a “liberare tutto il territorio” dall’Isis. E l’alleata Russia invia navi e aerei
30 agosto 2018

In Siria si avvicina l’offensiva finale per espugnare l’ultima roccaforte dei ribelli, nella provincia settentrionale di Idlib, dove il regime di Damasco ha ammassato tra i 100.000 e i 150.000 uomini in vista di quella che si annuncia come una campagna persino piu’ sanguinosa di quelle per Aleppo e la Ghouta orientale, alla periferia della capitale. Di fronte si trovano, fra gli altri, almeno 10 mila miliziani jihadisti. Per dirla con il ministro degli Esteri siriano, Walid Muallem, il regime di Damasco è deciso a “liberare tutto il territorio nazionale siriano”, malgrado il rischio di un'”aggressione” occidentale.

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La Russia, alleata di Bashar al-Assad, ha rafforzato la sua presenza navale nel Mediterraneo con grandi manovre che partiranno sabato, e ha messo in guardia gli Stati Uniti dall’intervenire con il pretesto di punire attacchi chimici. Anche la Turchia ha rafforzato la presenza militare nella zona con l’invio di altri uomini e blindati. Non e’ tuttavia chiaro quale sara’ il ruolo di Ankara in un’operazione militare che potrebbe riversare un’ondata di centinaia di migliaia di profughi verso il confine turco. L’Onu ha ribadito l’allarme sul rischio di “catastrofe umanitaria” in caso di attacco e ha chiesto l’apertura di un corridoio per far uscire i civili. Il ministero della Difesa russo ha annunciato che, dal primo all’8 settembre, 25 navi e una trentina di aerei saranno coinvolti in una maxi-esercitazione nel Mediterraneo, la piu’ grande esibizione di muscoli da parte di Mosca dall’inizio dell’intervento nel conflitto siriano nel settembre 2015.

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Il Cremlino ha spiegato che aumentare le precauzioni in Siria “e’ pienamente giustificato e fondato”, in quanto la situazione nel Paese “ha un notevole potenziale di peggioramento”. Il portavoce della presidenza russa, Dmitri Peskov, e’ stato chiaro: “La situazione attorno a Idlib lascia molto a desiderare; il covo di terroristi che si sta formando li’, non promette nulla di buono, se si continua a non agire”. Attorno a Idlib gia’ sono ammassati i soldati di Assad e le milizie sciite inviate da Teheran. Potenziando il suo contingente, Mosca spera di poter arginare un’eventuale reazione della coalizione anti-Isis, guidata dagli Usa, che ha gia’ minacciato di reagire nel caso il regime usi armi chimiche per stanare i terroristi legati ad al-Qaeda. L’inviato speciale dell’Onu, Staffan de Mistura, si e’ detto pronto a volare a Idlib per facilitare l’uscita dei civili prima di un eventuale attacco, in cui vi e’ il rischio dell’utilizzo di armi chimiche da entrambi i lati. Per Mosca, invece, l’uso di armi chimiche puo’ essere possibile solo con una “messinscena” organizzata da Usa, Francia e Gran Bretagna per giustificare un attacco contro le forze di Assad, le cui conseguenze pero’ “sarebbero imprevedibili”, come ha avvertito la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.

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Zakharova ha spiegato i timori di Mosca anche col fatto che, a suo dire, le forze armate Usa “potrebbero accumulare capacita’ missilistiche per gli attacchi in Siria in poco piu’ di 24 ore”. L’escalation sul campo lascia pensare che l’offensiva a Idlib – dove sono presenti 2 milioni di sfollati secondo le stime Onu – verra’ lanciata senza aspettare il trilaterale tra i capi di Stato dei grandi attori regionali della crisi siriana: Russia, Iran e Turchia. Vladimir Putin, Hassan Rouhani e Recep Tayyip Erdogan hanno in programma di vedersi a Tabriz il 7 settembre. Attualmente sono i jihadisti di Hayat Tahrir al Sham, gruppo nato dalla fusione di diverse sigle islamiste e costola di al Qaeda, a controllare il 60% del territorio di Idlib, mentre la gran parte del restante 40% e’ in mano agli uomini del Fronte di liberazione nazionale, un gruppo sostenuto dalla Turchia.

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