Un boato tremendo e poi lo schianto al suolo. Attorno a mezzogiorno un’ottantina di metri del Ponte Morandi a Genova sono collassati, portandosi dietro nel crollo una trentina di auto e tre tir. Subito dopo e’ cominciato il conto delle vittime, che cambia di ora in ora, e che al momento si e’ attestato a diverse decine, 22 quelle ufficiali, forse 35 per i soccorritori. E decine sono i feriti. In particolare, una donna di circa 75 anni e’ rimasta intossicata dal fumo dopo l’incendio che ha interessato la sua abitazione dopo il crollo dell’infrastruttura. La donna è stata ricoverata al San Martino di Genova. Altri due i feriti ricoverati nello stesso ospedale: un ragazzo di circa 30 anni con un importante trauma toracico drenato e un grave trauma cranico, e’ molto grave. Un terzo ferito e’ un uomo di 46 anni della Repubblica Ceca, arrivato al pronto soccorso in codice giallo.
Il Ponte Morandi e’ il viadotto dell’autostrada A10 nevralgico per il traffico di Genova e sulla cui sicurezza si discute da anni, anche se oggi l’ad di Autostrade per l’Italia, Giovanni Castellucci, ha sottolineato: “Non mi risulta che il ponte fosse pericoloso e che andava chiuso. Autostrade per l’Italia ha fatto e continua a fare investimenti”.
Mentre il procuratore capo di Genova, Francesco Cozzi, ha annunciato l’apertura di un’inchiesta, per ora senza indagati, che ipotizza i reati di omicidio plurimo e disastro colposo. La maggior parte del viadotto e’ crollato sul letto del torrente Polcevera, ma alcuni tratti sono precipitati su strutture sottostanti, come capannoni e la ferrovia. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco e la protezioni civile, oltre agli operatori del 118, e sono state utilizzate anche le squadre cinofile e gli esperti di ricerca e soccorso tra le macerie urbane.
Dal mondo politico fino a quello dello sport e’ stato unanime il cordoglio. Anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e’ intervenuto sulla tragedia: “Gli italiani – ha detto – hanno diritto a infrastrutture moderne ed efficienti che accompagnino con sicurezza la vita di tutti i giorni”. E “i controlli, la cultura della prevenzione e l’intelligente ammodernamento del sistema delle comunicazioni, devono essere sempre al centro dell’azione delle istituzioni pubbliche e dei concessionari privati, a tutti i livelli”. Intanto a Genova e’ arrivato il premier Giuseppe Conte che si e’ recato sul luogo dell’incidente per poi spostarsi in Prefettura. Domani e’ previsto l’arrivo dei due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini.
La Protezione Civile di Genova ha istituito un istituito un numero verde 800.640.771 per informazioni e notizie mentre la Prefettura di Genova ha istituito 2 numeri dedicati per informazioni e segnalazioni di eventuali persone disperse: 010/5360637 e 010/5360654.
E’ stato costruito tra il 1963-1967
Il “Ponte Morandi” crollato a Genova e’ stato costruito tra il 1963-1967, anno in cui fu inaugurato. La campata maggiore aveva una lunghezza di 210 metri su una lunghezza totale dell’opera di 1.182 metri. La tecnologia costruttiva e’ quella del calcestruzzo armato precompresso. Le pile hanno forma di cavalletto rovesciato bilanciato e un’altezza di 90 metri. Gli stralli sono trefoli in acciaio rivestiti di calcestruzzo.
Secondo quanto si legge sul sito ingegneri.it il ponte sul Polcevera fu progettato da Riccardo Morandi nei primi anni ’60. Morandi, romano legato al razionalismo costruttivo di fine ‘800, brevetto’ un sistema di precompressione denominato “Morandi M5” che applico’ a diverse sue opere, tra cui il consolidamento di un’ala dell’arena di Verona nel 1953. Cio’ che rese famoso Morandi, pero’, e’ la struttura del ponte a cavalletti bilanciati che riassume l’unione tra la trave precompressa isostatica e le strutture strallate.
Questa soluzione la si ritrova nel ponte genovese sul Polcevera ma anche sul piu’ lungo e precedente Ponte General Rafael Urdaneta sulla baia di Maracaibo (Venezuela), lungo 8,7 chilometri con 135 campate, di cui solo le 6 centrali con schema statico strallato. Questo ponte crollo’ quando nell’aprile 1964 la petroliera Exxon Maracaibo, da 36.000 tonnellate a pieno carico, in uscita dalla laguna di Maracaibo, ebbe un guasto elettrico che la rese ingovernabile e urto’ le pile 30 e 31, ad oltre 600 metri di distanza dalle campate progettate per il passaggio del traffico navale. L’impatto fu di tale violenza che fece crollare completamente le due pile trascinando in mare ben tre campate consecutive del ponte. Questo tipo di evento non era stato preso in considerazione durante la progettazione.