Due ergastoli aggravati e 1900 anni aggiuntivi di pena carceraria per Fethullah Gulen. È quanto richiesto dalla Procura generale di Usak nel testo di accusa di 2.527 pagine accolto dal tribunale. Nel documento, frutto di un’inchiesta avviata nel settembre 2015 dalla magistratura sul “braccio finanziario” dell'”organizzazione terroristica Fethullah Gulen” (Feto), le accuse elencate sono “fondare e gestire un’organizzazione terroristica armata”, “finanziamento del terrorismo”, “tentativo di cambiare l’ordinamento costituzionale”, “tentare di rovesciare il governo” e “truffa aggravata”. Sui complessivi 111 imputati coinvolti nel processo solo 13 risultano in stato di arresto. Ma l’imputato numero uno è naturalmente Gulen, 75 anni, leader dell’omonimo movimento, noto anche come Hizmet ed ex alleato del presidente Tayyip Erdogan, Gulen è considerato ispiratore del tentato colpo di stato del 15 luglio.
La richiesta della procura arriva a una settimana dall’emanazione di un mandato di cattura per Gulen e l’esproprio dei beni posseduti in Turchia. Ankara accusa l’ex imam stanziato negli Stati Uniti in esilio volontario di avere anche architettato il fallito golpe del 15 luglio scorso. A partire da questa data, su sollecitazione del presidente Recep Tayyip Erdogan, il ministero della Giustizia ha inviato agli Usa numerosi dossier per ottenere la restituzione di Gulen in Turchia. Dal suo canto, Washington ha dichiarato che i primi documenti inviati da Ankara non potevano essere considerati come una richiesta di restituzione formale del clerico sunnita, causando non poca contrarietà nella leadership turca. L’eventuale estradizione di Gulen è stata discussa oggi dal ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu nel colloquio telefonico avuto con il segretario di Stato John Kerry e sarà argomento centrale anche durante la visita ad Ankara del vicepresidente Usa Joe Biden, prevista per il prossimo 24 agosto.
Intanto, secondo quanto comunicato dall’agenzia statale Anadolu, il ministero degli Esteri turco ha fatto pervenire ad Atene un altro fascicolo, quello riguardante gli otto militari fuggiti in Grecia a bordo di un elicottero dopo il fallito golpe. Nel dossier preparato dal ministero della Giustizia turco si farebbe appello all'”accordo per la restituzione dei criminali” in vigore tra Turchia e Grecia, chiedendo la consegna dei ufficiali golpisti ad Ankara. Ma la situazione di tensione in cui si trova il Paese – in stato d’emergenza dal 21 luglio scorso – non sembra facilitare le procedure da mettere in atto per la restituzione dei fuggitivi.
Ad aggravare la situazione anche i continui combattimenti con il Pkk (Partito dei lavoratori del Kurdistan) nel sudest, che contribuiscono a rincarare la dose della costante pressione sui media. Il quotidiano Ozgur Gundem – di posizioni vicine al movimento politico curdo – è stato “momentaneamente” chiuso su decisione di un tribunale di Istanbul. Il giornale, già diverse volte nel mirino delle autorità, è accusato dalla Procura generale di Istanbul di “fare propaganda a favore del Pkk” e di “comportarsi come se fosse l’organo di stampa dell’organizzazione”. La polizia ha effettuato anche una retata alla sede di Istanbul del giornale, conclusa con l’arresto degli editori e del direttore della testata.