Il Partito Democratico lancia un ennesimo appello al MoVimento Cinque Stelle per un’alleanza in Emilia Romagna. E i pentastellati continuano a rispondere picche. Un copione che va avanti da mesi e che forse la prossima settimana avrà finalmente un finale. “Dobbiamo presentarci uniti contro la destra davanti agli elettori”, chiosa Nicola Zingaretti. Il M5s non risponderà ai richiami di “uniti contro” le destre o le sinistre, perché “non siamo negli anni ’70”, replica Luigi Di Maio, sottolineando che “noi siamo l’alternativa tra i due poli”. Un disco rotto. L’ultimo disperato appello dem è “made in Usa”. Infatti, dopo due giorni negli Stati uniti, Zingaretti sembra tornare in Italia con le idee chiare dopo aver imparato la lezione del Partito democratico americano. Il partito dell’Asino che per il segretario dem ha “la capacità di trovare una sintesi contro l’avversario comune”. “Una cosa che dobbiamo fare anche noi”, sostiene. E da qui, la chiamata ai pentastellati bocciata sul nascere dal ministro degli Esteri. In ogni caso, il governatore del Lazio ci crede allo spirito dei democratici Usa. In questi giorni il segretario Pd ha avuto modo di osservare da vicino l’aspro confronto interno alla sinistra americana.
“Penso che la peculiarità di questo dibattito, il fatto più positivo è che la ricchezza delle posizioni alla fine troverà una sintesi in una candidatura unica da opporre a Donald Trump”. L’America non è l’Italia, tanto meno l’Emilia Romagna dove appare sempre più probabile che per le Regionali del prossimo 26 gennaio Pd e M5s andranno ognuno per la sua strada. L’ha ben capito il navigato governatore uscente, Stefano Bonaccini, che ieri ha aperto la sua campagna elettorale partendo dai sindaci. E proprio tra i primi cittadini, ha trovato l’appoggio del sindaco di Parma, l’ex grillino, Federico Pizzarotti. “Se si concretizzasse un’alleanza tra Pd e M5s a me, personalmente, creerebbe un disagio – precisa il prima cittadino -. Per questo ho sottoscritto il nome di Bonaccini, ma non parlo della coalizione e degli altri partiti politici”. I sondaggi, frattanto, impazzano. L’ultimo è quello relativo ai dati elaborati da Affaritaliani, in Emilia-Romagna, e che vede la coalizione di centrodestra con un vantaggio di quasi 8 punti percentuali sul centrosinistra e un tracollo per il M5s in caso di alleanza con il Pd. Intanto, Zingaretti si appresta a un week end che culminerà con l’Assemblea Pd di domenica in cui verranno votate le modifiche allo Statuto, convinto “si può aprire una nuova stagione”.
Di Maio, invece, è consapevole che ha davanti una strada in salita. Forse il momento più nero per il Movimento, avrebbe detto lo stesso capo politico al gruppo della Camera. Il ministro degli Esteri, secondo fonti grilline, è cosciente che bisogna in qualche modo abbassare le aspettative, perché non si può partecipare sempre per vincere, ma anche per portare avanti le proprie battaglie. Il riferimento è soprattutto al voto in Emilia, questione che dovrebbe essere affrontata a giorni in un direttivo ad hoc, anche se il motto continua ad essere che il M5s “si presenta dove è pronto” altrimenti meglio rinunciare. Ma i problemi, per Di Maio, non sono soltanto elettorali. All’interno del Movimento crescono i dissidenti. Durante l’assemblea a Montecitorio, viene riferito da fonti pentastellate, c’è chi avrebbe chiesto all’ex vice premier di scegliere tra il ruolo di capo politico e di ministro degli Esteri. Qualcuno ha fatto notare che Zingaretti e Matteo Renzi non sono seduti in Cdm. Ma è noto l’orecchio da mercante di Gigino.