Zanda “disinnesca” mina stipendi parlamentari. Ma polemica su senatore Pd continua

Zanda “disinnesca” mina stipendi parlamentari. Ma polemica su senatore Pd continua
Luigi Zanda
6 maggio 2019

Il tesoriere del Partito Democratico ritira la sua proposta di legge sugli stipendi dei parlamentari. Ma la polemica attorno al senatore Pd. Luigi Zanda, e’ ben lungi dal chiudersi, nonostante fosse proprio questo l’auspicio del primo firmatario della pdl. Perche’ il Movimento 5 Stelle ne approfitta per dire che ci si trova davanti alla prova che l’intenzione non fosse quella sbandierata dal pd, ovvero abbassare gli stipendi, ma l’esatto contrario. Altrimenti, e’ il ragionamento, non si spiegherebbe il perche’ del ritiro. Insomma, attorno alla vicenda iniziata il 28 marzo, quando alcuni organi di stampa si accorsero che al senato giaceva il testo firmato dall’ex capogruppo Pd, continua a consumarsi la polemica fra M5s e Pd.

Polemica nella quale, da oggi, fanno capolino anche le carte bollate: “Attualmente i senatori guadagnano al netto 11.134 euro, quelli europei, a cui il mio ddl equipara gli stipendi, 10.499. Si aggiunga che il fisco italiano e’ piu’ severo di quello europeo”, spiega Zanda per il quale, le accuse mosse da Luigi Di Maio sulla volonta’ del Pd di ritoccare al rialzo gli stipendi sono una “distorsione della verita’ non tollerabile. Percio’ – annuncia – ho dato mandato ai miei legali di citare in giudizio Di Maio perche’ risponda in sede civile ai danni che mi ha recato distorcendo il significato del mio ddl. Di Maio stia sereno: alla fine la giustizia italiana dira’ chi ha ragione”. Per avere una idea di come operasse la proposta di legge e della lunga querelle che ne e’ seguita occorre partire da una considerazione di merito e una di metodo. Nel metodo: la proposta di legge presentata da Luigi Zanda il 27 febbraio, ben prima delle primarie che hanno incoronato segretario Nicola Zingaretti, non e’ una proposta del Partito Democratico, ma si tratta di una iniziativa del senatore Luigi Zanda.

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Nel merito: nella proposta non si prevede di innalzare gli stipendi ai parlamentari italiani, ma di equipararli a quelli dei deputati europei. Si dira’: ma chi siede a Strasburgo percepisce molto di piu’ dei nostri deputati e senatori. Vero solo in parte, rispondono fonti parlamentari Pd all’AGI, perche’ nel computo totale degli emolumenti versati agli europarlamentari finiscono ricchissime indennita’ di trasferta, viaggi e missioni. I parlamentari europei lavorano, infatti, a molti chilometri di distanza dai collegi in cui sono stati eletti e l’indennita’ di trasferta e’ parametrata ai chilometri di distanza dal proprio collegio. Proprio come accade in Italia dove deputati e senatori eletti a Roma hanno diritto a rimborsi minori rispetto a chi viene eletto, ad esempio, a Palermo o a Trento. In piu’, i senatori percepiscono piu’ dei deputati e l’equiparazione ai colleghi europei potrebbe portare a un effettivo risparmio per le casse pubbliche.

Scorrendo la pagina del sito del Parlamento Europeo dedicata agli emolumenti degli eletti, si scopre che a partire dal 1 luglio 2018 la retribuzione dei deputati europei, al netto dell’imposta dell’Unione Europea e di una serie di contributi assicurativi, ammonta 6.824,85 euro. Gli Stati membri possono inoltre assoggettare tale retribuzione alle imposte nazionali. La retribuzione di base e’ fissata al 38,5% della retribuzione di base di un giudice della Corte di giustizia dell’Unione europea. I deputati europei hanno inoltre diritto al rimborso del costo effettivo dei biglietti di viaggio per coprire la tariffa di classe business “D” o analoga per i viaggi in aereo, della tariffa di prima classe per i viaggi in treno o di un forfait di 0,53 euro a chilometro (sino a un massimo di 1.000 chilometri) in caso di viaggio in auto privata, a cui si aggiungono indennita’ fisse basate sulla distanza e la durata della missione destinate a coprire le spese accessorie legate al viaggio (quali, ad esempio, i pedaggi autostradali, le spese per il bagaglio in eccesso o le spese di prenotazione). A tutto cio’, si aggiunge una indennita’ per spese generali pari a 4.513 euro e una indennita’ variabile per spese di viaggio fino a un importo paria 4.454 euro l’anno. Voci che non sono contemplate nella pdl presentata da Luigi Zanda.

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Nel documento del senatore Pd, infatti, si legge: “L’indennita’ spettante ai membri del Parlamento a norma dell’articolo 69 della Costituzione per garantire il libero svolgimento del mandato e’ costituita da quote mensili, comprensive anche del rimborso di spese di segreteria e di rappresentanza, corrisposte in costanza di mandato parlamentare, determinate in misura corrispondente all’indennita’ parlamentare mensile lorda dei membri del Parlamento europeo”. Viene poi prevista una “indennita’ transitoria a carattere temporaneo, il cui diritto matura allo scadere del mandato parlamentare, determinata nella misura dell’identica indennita’ corrisposta ai membri del Parlamento europeo”. Infine, “un trattamento differito di natura assicurativa, il cui diritto matura a condizione che sia scaduto il mandato parlamentare e che il beneficiario abbia compiuto il sessantatreesimo anno di eta’”.

Nicola Zingaretti, in ogni caso, ringrazia il tesoriere del partito che ha disinnescato una mina pericolosa ai fini della campagna elettorale per le europee e per le amministrative che culminera’ con il voto del 26 maggio. “Finisce un’altra bufala dei Cinque Stelle: non era previsto nessun aumento degli stipendi dei parlamentari, ma solo elementi di trasparenza e passi in avanti per far decidere un corpo terzo sullo stipendio dei parlamentari”, ribadisce Zingaretti: Ringrazio Zanda perche’ di fronte a una aggressione vergognosa fondata sulle bugie non solo ha ritirato il testo, ma anche annunciato una denuncia per danni a Di Maio perche’ in questo Paese non si puo’ continuare a fare politica sparando bugie e aggredendo gli avversari inventando notizie”.

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