Dopo 10 anni dalla scalata al Corsera, Ricucci di nuovo in manette
I FURBETTI DEL QUARTIERINO Il finanziere è stato arrestato insieme all’imprenditore romano Coppola per i reati di emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti
La storia fa percorsi strani, a volte ritorna sui suoi passi, a volte segue strade parallele creando quelle coincidenze degne della miglior finzione cinematografica. Ma si sa, la realtà talora stupisce e supera la fantasia. Così, a dieci anni di distanza, Stefano Ricucci, il finanziere che tentò la scalata al Corriere della Sera finendo poi arrestato e condannato, è nuovamente finito in carcere. Questa volta per fatture false. E proprio quando il Corriere, questa volta davvero, sta cambiando proprietario, attraverso una operazione di mercato che porterà la maggioranza del gruppo a Urbano Cairo. Era l’estate del 2005 quando “i furbetti del quartierino” (definizione data proprio da Ricucci degli immobiliaristi che avevano tentato la conquista delle banche Bnl e Antonveneta e, poi, del Corriere della Sera) puntarono su Rcs. Ricucci aveva cominciato a comprare azioni Rcs nel 2004, “a 3 euro, 3 euro e mezzo ché, secondo me, Rcs era sottovalutata. Avevo comprato fino al 2 per cento, poi arrivai al 5”, ha dichiarato lo stesso immobiliarista in una intervista a Repubblica del giugno 2007. “Ad aprile del 2005 – sono sempre le sue parole rilasciate al quotidiano romano – ero già andato oltre il 5 – ero al 5,6 per cento – e, da aprile 2005 al 2 agosto del 2005, ho comprato altri 130/140 milioni di titoli pari al dieci e poi ancora fino al 13, fino a 15, fino al 20,924 che è stato il limite massimo e il mio obiettivo finale perché se tu hai una partecipazione superiore al 20 per cento hai diritto e il vantaggio di poter convocare addirittura un’assemblea ordinaria”, diceva.
Ma puntare al Corriere non gli portò bene: era di fatto come volere entrare a tutti i costi nel salotto buono della finanza italiana. E su di lui erano già accesi i riflettori delle autorità di vigilanza e dell’autorità giudiziaria anche per la scalata a Bnl e Antonveneta. Pochi mesi dopo, Ricucci venne arrestato dalla Guardia di Finanza per i reati di aggiotaggio e rivelazione di segreto d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta sulla scalata Rcs con un’ordinanza di custodia cautelare emessa dai pm romani Giuseppe Cascini e Rodolfo Sabelli. Secondo l’accusa, l’immobiliarista avrebbe tentato di fare operazioni illecite nel ricollocamento del pacchetto Rcs in suo possesso ed esisteva il pericolo di inquinamento delle prove e di reiterazione del reato. In particolare, per quanto riguarda l’accusa di aggiotaggio, l’ordinanza di custodia cautelare era stata emessa per le attività, secondo l’accusa, che riguardavano il pacchetto azionario del 14% che Ricucci ancora deteneva in Rcs, quota che in pegno alla Banca popolare italiana. Secondo i Pm, Ricucci da un lato gestiva in maniera pubblica la negoziazione di questa quota con l’istituto di credito, ma dall’altro avrebbe tentato di ricollocare, grazie a una società con sede in Lussemburgo, le quote in Rcs. Da qui, secondo i Pm, il pericolo di reiterazione del reato di aggiotaggio e l’esigenza della custodia cautelare in carcere. Così l’immobiliarista e finanziere che da Zagarolo aveva tentato la scalata a via Solferino, finì al centro dell’attenzione delle cronache giudiziarie. E le intercettazioni delle sue telefonate, comprese quelle con la allora moglie Anna Falchi, finirono per mesi sui quotidiani. Compresa, quella ormai storica de “i furbetti del quartierino” e la altrettanto famosa “fare il frocio con il c. degli altri”.
Per la vicenda legata alla fallita scalata al Corriere, Ricucci fu condannato, previo patteggiamento, a tre anni di reclusione nell’ambito del processo in cui era imputato anche per la vicenda legata alla compravendita fittizia dell’immobile in via Lima, a Roma, la gestione dei fondi previdenziali e la gestione dell’assegnazione della gara d’appalto del patrimonio immobiliare Enasarco. Pena non scontata essendo indultata. La sentenza è stata emessa dai giudici della quinta sezione del tribunale di Roma, presieduta da Maria Luisa Ianniello, che ha accolto la richiesta di patteggiamento avanzata dall’imputato. Oggi il nuovo arresto. Ricucci è stato arrestato insieme all’imprenditore romano Mirko Coppola dalla Gdf per i reati di emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. L`ordinanza di custodia cautelare in carcere per i due imprenditori è stata emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma, per i reati di emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti e dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, su richiesta della Procura della Repubblica di Roma al termine delle indagini svolte dai finanzieri del nucleo di polizia tributaria di Roma – I gruppo tutela Entrate. Le fatture per operazioni inesistenti, per importi complessivamente superiori al milione di euro, sarebbero state, per Ricucci, lo strumento per ottenere un`ingente liquidità finanziaria. L`indagine che ha riaperto le porte del carcere per l’immobiliarista romano si inserisce in un più ampio contesto investigativo relativo al fallimento di una delle società del gruppo Magiste, riconducibile all`immobiliarista.