Ma puntare al Corriere non gli portò bene: era di fatto come volere entrare a tutti i costi nel salotto buono della finanza italiana. E su di lui erano già accesi i riflettori delle autorità di vigilanza e dell’autorità giudiziaria anche per la scalata a Bnl e Antonveneta. Pochi mesi dopo, Ricucci venne arrestato dalla Guardia di Finanza per i reati di aggiotaggio e rivelazione di segreto d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta sulla scalata Rcs con un’ordinanza di custodia cautelare emessa dai pm romani Giuseppe Cascini e Rodolfo Sabelli. Secondo l’accusa, l’immobiliarista avrebbe tentato di fare operazioni illecite nel ricollocamento del pacchetto Rcs in suo possesso ed esisteva il pericolo di inquinamento delle prove e di reiterazione del reato. In particolare, per quanto riguarda l’accusa di aggiotaggio, l’ordinanza di custodia cautelare era stata emessa per le attività, secondo l’accusa, che riguardavano il pacchetto azionario del 14% che Ricucci ancora deteneva in Rcs, quota che in pegno alla Banca popolare italiana. Secondo i Pm, Ricucci da un lato gestiva in maniera pubblica la negoziazione di questa quota con l’istituto di credito, ma dall’altro avrebbe tentato di ricollocare, grazie a una società con sede in Lussemburgo, le quote in Rcs. Da qui, secondo i Pm, il pericolo di reiterazione del reato di aggiotaggio e l’esigenza della custodia cautelare in carcere. Così l’immobiliarista e finanziere che da Zagarolo aveva tentato la scalata a via Solferino, finì al centro dell’attenzione delle cronache giudiziarie. E le intercettazioni delle sue telefonate, comprese quelle con la allora moglie Anna Falchi, finirono per mesi sui quotidiani. Compresa, quella ormai storica de “i furbetti del quartierino” e la altrettanto famosa “fare il frocio con il c. degli altri”.
Per la vicenda legata alla fallita scalata al Corriere, Ricucci fu condannato, previo patteggiamento, a tre anni di reclusione nell’ambito del processo in cui era imputato anche per la vicenda legata alla compravendita fittizia dell’immobile in via Lima, a Roma, la gestione dei fondi previdenziali e la gestione dell’assegnazione della gara d’appalto del patrimonio immobiliare Enasarco. Pena non scontata essendo indultata. La sentenza è stata emessa dai giudici della quinta sezione del tribunale di Roma, presieduta da Maria Luisa Ianniello, che ha accolto la richiesta di patteggiamento avanzata dall’imputato. Oggi il nuovo arresto. Ricucci è stato arrestato insieme all’imprenditore romano Mirko Coppola dalla Gdf per i reati di emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. L`ordinanza di custodia cautelare in carcere per i due imprenditori è stata emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma, per i reati di emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti e dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, su richiesta della Procura della Repubblica di Roma al termine delle indagini svolte dai finanzieri del nucleo di polizia tributaria di Roma – I gruppo tutela Entrate. Le fatture per operazioni inesistenti, per importi complessivamente superiori al milione di euro, sarebbero state, per Ricucci, lo strumento per ottenere un`ingente liquidità finanziaria. L`indagine che ha riaperto le porte del carcere per l’immobiliarista romano si inserisce in un più ampio contesto investigativo relativo al fallimento di una delle società del gruppo Magiste, riconducibile all`immobiliarista.