A 100 anni dalla morte del suo inventore, l’esperanto vive

13 aprile 2017

L’esperanto prima ancora che un lingua, è un sogno. Il sogno che le persone in tutto il mondo possano parlarsi e comprendersi senza ostacoli, una speranza che a 100 anni dalla morte del suo inventore, ancora non si è spenta. La lingua artificiale creata dal linguista polacco Ludwik Zamenhof unendo termini e parole di diverse lingue per renderla universale viene attualmente usata da 1,5 milioni di persone nel mondo ed da qualche anno è stata aggiunta da Google nel suo servizio di traduzione.

“Dall’età di 10 anni Zamenhof ha cominciato a riflettere su come inventare una lingua che unisse le persone in tutto il mondo, era un’idealista voleva eliminare i problemi di comunicazione”, spiega Agnieszka Kajdanowska la responsabile del centro Zamnehof, fondato nella sua città natale, Bialystok. Il principio su cui si basa l’esperanto è la semplificazione: è composto da circa un migliaio di parole, per la maggior parte di origine romanze e latine, seguite da quelle di origine germaniche, slave e greche. Le regole grammaticali sono 16, rigide, senza le eccezioni che spesso rendono di difficile comprensione lingue complesse come quella italiana. Per Zamenhof, morto nel 1917, non si trattava certo solo di un esercizio di stile: era convinto che una lingua comune avrebbe eliminato i conflitti e portato la pace nel mondo.

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