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Renzi: serve segnale anti-corruzione. Verso prescrizione 18 anni

di Giuseppe Novelli

“La corruzione è un reato odioso, e deve avere tempi di prescrizione più lunghi”. Chi nel Pd ha l’incarico di raggiungere l’intesa con Ncd sulla riforma dei tempi di prescrizione fissa su questa linea il confine oltre i quali i Dem non hanno intenzione di ‘scendere’ nella trattativa con gli alleati. Perché Matteo Renzi è stato chiaro nel dare il mandato a trattare: va dato un segnale forte che il Pd è determinato a contrastare i corrotti. E va dato sia all’opinione pubblica, per rispondere all’ennesimo caso, stavolta in Campania; sia alla parte della magistratura che ha preso le distanze dai toni usati da Pier Camillo Davigo, offrendo un gesto concreto di collaborazione insieme all’adozione della circolare Spataro nella delega sulle intercettazioni. Di conseguenza, per il premier è ormai inimmaginabile che Ncd continui a frenare sulla riforma. L’altro pilastro della controffensiva del premier in tema di questione morale è l’attenzione sulle liste. Nessuno dal Pd risponde ad Antonio Bassolino che chiede l’intervento del premier sul Pd campano per evitare il “burrone morale”, ma dal Nazareno ufficiosamente ricordano come il Pd casertano fosse stato commissariato già da tre mesi, e come l’attenzione sulla pulizia delle liste sia ormai maniacale: “Le presenteremo solo dopo aver verificato la correttezza di tutti i candidati, ad esempio collaborando preventivamente con le Prefetture. E poi come fatto da Giachetti le sottoporremo all’Antimafia”.

Ma accanto a qusto, come detto, per Renzi è fondamentale un segnale legislativo sulla lotta alla corruzione. Il ‘numero magico’ su cui trovare l’intesa nella maggioranza, spiegano fonti parlamentari, potrebbe essere il 18. Tanti potrebbero essere gli anni per arrivare a sentenza in un processo per corruzione. E come detto, più che per reati ‘ordinari’. Come arrivarci? Il punto di partenza è l’attuale ordinamento: il termine di prescrizione si calcola sommando al massimo della pena un quarto di esso. Per la corruzione, 10 anni di pena massima più due anni e mezzo, e quindi 12. A questi si aggiunge la norma contenuta nel ddl del governo sul processo penale che aggiunge altri tre anni dopo la sentenza di primo grado: due anni per l’appello, un anno per la Cassazione. Totale per i processi per corruzione, 15 anni e mezzo. Ma questo calcolo varrà per tutti i reati, modulato in base alla pena massima prevista, senza aggiungere nulla in più per la corruzione. La proposta Ferranti aggiungeva ai tempi di prescizione nei processi per corruzione la metà della pena edittale: 10 anni più 5. Sul totale, 15 anni, si interveniva con l’aumento di un quarto previsto per tutti i reati, portando a quasi 19 anni i termini. Ai quali si sarebbero aggiunti i tre anni previsti dal ddl del governo sul processo penale, per un totale di 21 anni e nove mesi. Una proposta che Ncd non accetta. La mediazione, spiega una fonte parlamentare, è arrivare appunto a 18 anni, prevedendo per la corruzione l’aumento non più di un quarto della pena massima, ma della metà. Quindi 10 anni più 5, più i tre dopo il primo grado. In cambio, i centristi potrebbero ottenere una modifica da tempo richiesta al ddl sul processo penale: modulare diversamente i tre anni aggiuntivi, prevedendone uno in più per l’appello e due per la Cassazione. Solo un’ipotesi, tanto che Davide Ermini, fedelissimo del premier che gestisce la trattativa nella maggioranza, non fa pronostici e smentisce ogni cifra circolata: “Per ora sono solo numeri al lotto”. Ma il Guardasigilli Andrea Orlando, al termine della riunione di maggioranza in Senato per decidere l’accelerazione delle norme, si dice “ragionevolmente ottimista” sull’intesa.

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