L’atteggiamento della Russia, in realtà è stato sinora ambivalente. Forse anche alla luce del ventaglio di pareri che si deve omologare per consolidare l’accordo Opec. Memore del fatto che al vertice di metà aprile a Doha, Teheran aveva già respinto il congelamento della produzione petrolifera, facendo naufragare l`accordo con Riad. Insomma, non c’è solo l’Arabia Saudita. Inoltre a Mosca se nei primi mesi dell’anno il rischio di un barile a 25 dollari faceva paura, oggi gli ultimi rimbalzi hanno regalato una certa sicurezza. E secondo quanto dichiarato dal ministero dell’Energia, solo pochi giorni orsono Mosca non vedeva i prerequisiti per bloccare la produzione di petrolio, ma è pronta a discutere la questione se l’Organizzazione dei paesi esportatori di greggio (Opec) la solleverà. Novak ha poi dichiarato che si aspettava un gruppo di lavoro di esperti provenienti da Russia e Arabia Saudita all’inizio di ottobre. Sinora Mosca non sembrava pensare a un taglio dell’output. “L’8 settembre, la Russia ha raggiunto un massimo storico: abbiamo iniziato a produrre più di 11 milioni di barili al giorno”, ha detto Kirill Molodtsov, vice ministro dell’Energia del Paese, al forum sull’Innovazione petrolio e gas a Tyumen. Per poi aggiungere che le stime sul 2016 rimangono invariate: la Russia quest’anno produrrà 540-545 milioni di tonnellate metriche. Il vice ministro ha anche aggiunto che il volume di produzione della Russia è di 11,085 milioni di barili di petrolio al giorno a partire da ieri. Il tutto dopo che il 12 settembre, l’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (OPEC) ha detto nel suo Oil Market Report mensile che la produzione di petrolio russo avrebbe dovuto raggiungere una media di 10,99 milioni di barili di petrolio al giorno nel 2016.