Tre anni fa la tragedia di Lampedusa in cui morirono 368 migranti. Da allora salvate 270mila persone
PER NON DIMENTICARE Si tratta di uno dei disastri più grandi nella storia dell’immigrazione. Da quest’anno, il 3 ottobre è diventato la Giornata nazionale in memoria delle vittime
Sono trascorsi 3 anni dalla mattina del 3 ottobre 2013, quando un barcone carico di migranti si inabissò a poche decine di metri dall’isola dei Conigli, a Lampedusa. Nella tragedia morirono 368 persone i cui corpi vennero recuperati nei giorni successivi. Uno dei disastri più grandi nella storia dell’immigrazione, il più grande per quanto riguardato l’arcipelago delle Pelagie che ormai da decenni fa i conti con un flusso migratorio inarrestabile. Di quella tragedia è ancora vivo il ricordo delle centinaia di bare allineate all’interno dell’hangar dell’aeroporto. Vittime che diedero un determinate slancio all’istituzione dell’operazione “Mare nostrum”, che negli anni ha salvato migliaia di migranti. Il capitano dell’imbarcazione, un tunisino di 35 anni, risultò essere stato precedentemente espulso dall’Italia, e fu posto in arresto per il sospetto di aver causato l’affondamento dell’imbarcazione e accusato di omicidio colposo.
I superstiti del naufragio furono indagati e accusati di reato di clandestinità per essere entrati illegalmente in Italia, secondo le leggi sull’immigrazione vigenti al momento del disastro. Nessuna inchiesta o indagine fu invece aperta in merito a eventuali errori e ritardi nei soccorsi. Si calcola che in 3 anni siano stati oltre 270mila i migranti salvati nel Canale di Sicilia. Un dato che stona però con il numero dei morti, calcolato in circa 11.500. Da quest’anno, il 3 ottobre è diventato la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione, con una legge voluta dal Parlamento e promulgata dal Presidente della Repubblica il 21 marzo 2016, “al fine di conservare e di rinnovare la memoria di quanti hanno perso la vita nel tentativo di emigrare verso il nostro Paese per sfuggire alle guerre, alle persecuzioni e alla miseria”.