Morte da superlavoro, il Giappone s’interpella su fenomeno “karoshi”

Morte da superlavoro, il Giappone s’interpella su fenomeno “karoshi”
19 ottobre 2016

C’è una lingua al mondo che ha coniato una specifica parola per indicare la “morte da superlavoro”. Si tratta del giapponese, e il termine è “karoshi”. E proprio di questo fenomeno, negli ultimi giorni, a Tokyo si discute di nuovo molto. Questo perché sono emerse notizie che legano all’eccessivo carico di lavoro alcuni decessi, tra i quali quello di un cittadino straniero. Joey Tocnang aveva 27 anni ed era filippino. Era sotto addestramento in una fonderia, quando nell’aprile del 2014 morì d’infarto nel sonno. Lunedì – secondo quanto ha riferito l’agenzia di stampa Kyodo – il Ministero del Lavoro ha finalmente riconosciuto come causa del decesso il “karoshi”. La parola è un composto di tre ideogrammi che indicano, appunto la “morte per eccessivo lavoro”. L’operaio era arrivato in Giappone ad agosto 2011 e aveva accumulato, da allora, straordinari per 122,5 ore al mese. Il tutto in palese violazione delle leggi sul lavoro nipponiche. Il riconoscimento del “karoshi” è piuttosto raro in Giappone e, particolarmente, quando si tratta di lavoratori manuali provenienti dall’estero. Secondo il gruppo di monitoraggio del rispetto dei diritti sui luoghi di lavoro per i tecnici stranieri (Gaikokujin Ginojisshusei Kenri Network) di Tokyo, si tratta solo del secondo caso, dopo quello di un cittadino cinese anch’egli impegnato nel settore metallurgico.

Il superlavoro, come, non risparmia anche il comparto dell’industria della conoscenza e della comunicazione. Oggi l’agenzia Kyodo è tornata sulla luce la vicenda di una dipendente del gigante della pubblicità e delle pubbliche relazioni Dentsu, Matsuri Takahashi, che è morta per infarto a 24 anni, dopo aver accumulato straordinari per oltre 100 ore al mese nell’autunno 2015. Oggi l’azienda ha dovuto ammettere che era stata già ammonita dalle autorità per gli eccessivi carichi di lavoro che applicava ai dipendenti prima della morte di Takahashi. La settimana scorsa il governo di Tokyo ha diffuso uno studio molto preoccupante: il rapporto annuale sul karoshi. Il 23 per cento delle 1.743 aziende interpellate nello studio ha dichiarato di aver avuto dipendenti che hanno fatto straordinari per oltre 80 ore al mese, un livello superiore a quello di guardia. Il 12 per cento ha dichiarato di aver fatto lavorare dipendenti oltre 100 ore extra al mese. Il 44 per cento di queste aziende appartiene al settore del’informazione e della comunicazione. Nel 2015 sono stati 96 i decessi dovuti a infarto o ictus e riconosciuti come causati dal superlavoro, oltre a 93 suicidi che sono stati direttamente collegati all’eccessivo carico lavorativo. Va poi presa in considerazione la situazione di 2.159 suicidi, che sono stati attribuiti almeno in parte a problemi lavorativi. Infine, il 45 per cento dei dipendenti interpellati ha dichiarato di essere affaticato e di non avere abbastanza tempo per il riposo.

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