La querelle sul ruolo dei social media e delle notizie false nella vittoria elettorale di Donald Trump riporta l’attenzione sull’altro grande vincitore del voto di martedì: la alt-right, un movimento eterogeneo, disordinato, provocatorio, radicale, attivissimo su internet. Un gruppo di nazionalisti bianchi, che predica la misoginia e sfida la destra istituzionale, che odia il politically correct e di riflesso ama Donald Trump. Esiste da anni (le cronache ne fanno risalire al nascita al 2008) ma la dizione ‘alt-right’, e i suoi sostentori, sono balzati alla notorietà durante la durissima campagna appena conclusa. Tutto cominciò con un tweet questa estate dell’allora candidato, oggi presidente eletto, Donald Trump. Mostrava un’immagine della sua sfidante, Hillary Clinton, accanto a una stella sei punte (simbolo religioso ebraico) e alla scritta: “La candidata più corrotta di sempre!”. Dopo una polemica Trump cancellò il tweet e lo ripubblicò con un cerchio al posto della stella di David. Emerse che l’immagine tra stata presa da 8chan, una piattaforma di estrema destra che si identifica con il movimento alt-right. Quell’episodio sdoganò in qualche modo l’alt-right portandola al centro dei media di prima linea.
E Trump si fece in parte portatore nella conquista della Casa Bianca del suo pensiero, fatto di imprecisioni, falsità e teorie del complotto. Fu la stessa Clinton ad agosto a sancire la vicinanza di Trump “all’emergente ideologia razzista conosciuta come alt-right” sostenendo che il suo rivale “ha aiutato la frangia della destra radicale a prendere il partito repubblicano”, il popolo stufo dei neocon e della loro ideologia di governo. Ma cosa è l’alt-right, consa pensano i suoi sostenitori è che infleuzna hanno davvero sulal politica americana? E’ un fenomeno online disordinato, senza struttura o direzione, ma alcune cose sono comuni ai suois sotenitori. E’ un movimento contro il “politically correct” e il femminismo, e nazionalista, tribalista e anti-establishment. I suoi seguaci amano gli scherzi via internet e non esitano a usare messaggi volgweri e offensivi contro i loro critici a destra e a sinistra. E la loro grande maggioranza sta con Donald Trump. Possono essere particolarmente pesanti contro i loro nemici percepiti. Il loro strumento d’azione principale, ha scritto Time, è il ‘trolling’ su internet. Chiamano i liberali “guerrieri delal giustizia sociale” e i conservatori dell’establishment “cuckservatives”, in riferimento al “cuckolding”, un tipo di pronografia con sfumature raziali. I loro numeri sono incerti, ma la loro origine viene fatta risalire a un discorso del 2008, subito dopo l’elezione di Barack Ovama alla Casa Bianca, del filosofo di destra Paul Gottfried, che invocava una destra “indipendente, intellettuale che esiste senza fondi stabiliti”.
Oggi uno dei leader della alt-right è Milo Yiannopoulos, responsabile dei contenuti tecnologici di Breitbart News, il sito web che ha rappresentato una delle principali forze della campagna di Donald Trump. Yiannopoulos è stato bandito da Twitter dopo essere stato accusato di aver organizzato una campagna di insulti ai dannio dell’attrice di Ghostbusters Leslie Jones. Non a caso da Breitbart viene anche Steve Bannon, il capo della campagna di Trump, che oggi è in lizza per diventare il nuovo capo di gabinetto della Casa Bianca di Donald Trump. Tra i profeti dell’alt-right c’è anche Richard Spencer, del National Policy Institute, che in una intervista recente ha detto che la vittoria di Trump è il primo passo per trasformare l’America in un paese sicuro per i bianchi. Uno dei padri nobili dell’alt-right è poi Alex Jones, presentatore radio di Infowars, da tempo notissimo specialista di teorie del complotto, dal coinvolgimento del governo Usa negli attentati dell’11 settembre alla finta missione sulla Luna. E ora questa massa informe e male organizzata, in cui non mancano suprematisti bianchi e sostenitori del Ku Klux Klan – presenta il conto a Trump.