Renzi spara le ultime cartucce prima del voto e gioca la carta fisco: “Priorità abbassare Irpef”
CAMPAGNA REFERENDARIA Premier all’Economist: “E’ meglio che vinca il No. L’ultimo governo tecnocratico e’ di Monti che ha alzato le tasse”
E’ vero che, come dice Matteo Renzi, le ‘bollette leggere’ non c’entrano con il referendum. Pero’, la politica di riduzione delle tasse avviata dal suo governo sarebbe rivista ‘al rialzo’ da un eventuale esecutivo di tecnocrati, conseguenza della vittoria del No. Anche perche’ “con l’ultimo governo tecnico, quello guidato da Mario Monti, le tasse salirono”. Il presidente del Consiglio gioca la carta del fisco in vista del referendum del 4 dicembre e, rispondendo alle domande dei lettori de La Stampa, annuncia un “grande cantiere di riduzione delle tasse” da aprire il giorno dopo la consultazione delle urne. “La priorita’ e’ abbassare l’Irpef. Bisogna ridurre le tasse, e’ fondamentale. Dovremmo ascoltare tutte le forze sociali per capire dove intervenire per una nuova riduzione fiscale”. Tutto questo sempre alla condizione che vinca il Si’ al referendum. In caso contrario, “una vittoria del No avrebbe immediate ripercussioni sulla Costituzione. Sui mercati ognuno valutera’”, ma “ci dispiacerebbe se gli italiani tornassero a pagare di piu’ con meno potere di acquisto”, ha spiegato. Conseguenza diretta di una vittoria del No, per Renzi sembra essere quindi quella di un nuovo esecutivo non politico e il ritorno al “ce lo chiede l’Europa”.
E pazienza se e’ il piu’ importante settimanale economico d’Europa ad auspicare un ritorno dei tecnocrati a Palazzo Chigi: “L’Economist dice che e’ meglio che vinca il No perche’ arriva un governo tecnocratico… Bene, l’ultimo governo tecnocratico e’ quello di Mario Monti che ha alzato le tasse”, ricorda Renzi. Ma oltre alle ricadute fiscali, il presidente del Consiglio invita a guardare a quanto sta accadendo nel panorama internazionale: la Brexit e la vittoria di Trump, da un lato, e i prossimi appuntamenti elettorali in Austria, Germania e Francia rappresentano una sfida alla quale l’Italia puo’ arrivare con “un governo solido e stabile”, garantito da una vittoria del fronte del Si’, o con “un governo tecnico che non fa gli interessi dell’Italia in Europa”. In questo senso il 2017 e’ un anno cruciale anche per il G7 che si svolgera’ a Taormina e per le celebrazioni dei Sessant’anni dei Trattati di Roma. Appuntamenti nei quali, rimarca Renzi, l’Italia e’ chiamata a svolgere il ruolo della protagonista: “Il giorno dopo il referendum, se vince il Si’, dobbiamo aprire una nuova, nuova, nuova stagione di cambiamento in Europa. Se vinciamo il referendum possiamo dare carte in Europa”, sono state le parole del presidente del consiglio.
La madre di tutte le battaglia, per Renzi, rimane dunque il referendum del 4 dicembre, appuntamento al quale il presidente del consiglio si avvicina con spirito diverso rispetto a quello dell’inizio. “Abbassare i toni e non rispondere alla polemiche” e’ la nuova parola d’ordine da affiancare allo “restare al merito della riforma”, una strategia che – ne e’ sicuro Renzi – portera’ alla vittoria: “E guardiamo al merito, allora la stragrande maggioranza delle persone votera’ Si'”. Le frecciatine all’indirizzo di Grillo, Berlusconi e, piu’ genericamente del fronte del No, non sono mancate nemmeno durante l’ora di diretta web. Se Silvio Berlusconi si dice disponibile ad aprire un tavolo dopo il 4 dicembre per discutere di riforme con il Partito Democratico, Renzi si dice indisponibile: “Dopo quella data, se vince il no, il tavolo lo fara’ con Grillo e D’Alema”. Ma Renzi ne ha anche per gli ex presidenti del consiglio, ben cinque, che sostengono il No al referendum: “tutti riconoscibili dalla quantita” delle pensioni…”. Un ultimo riferimento sembra essere ad Enrico Letta, evocato quando Renzi sottolinea: “Quando tocchera’ lasciare palazzo Chigi, passero’ la campanella con un sorriso e con un abbraccio, non con il broncio. perche’ quella non e’ casa tua…”. Facile ritornare al passaggio di consegne tra Letta e lo stesso Renzi, quando l’allora presidente del consiglio passo’ la ‘campanella’ di Palazzo Chigi all’ex sindaco di Firenze senza nemmeno guardarlo e con una rapidissima stretta di mano.