Con Paolo Gentiloni premier l’organigramma di Renzi non dovrebbe venire stravolto. Organigramma che, come indicherebbero anche i tanti colloqui avuti da Renzi con i leader delle varie aree dei dem, dovrà rispettare soprattutto gli equilibri interni al Pd. Non un esecutivo “fotocopia” ma di certo con molte caselle da confermare, alcuni spostamenti e qualche new entry. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è al lavoro per indicare la soluzione della crisi, nella maggioranza (e soprattutto nel Pd) si lavora all’organigramma di un nuovo esecutivo.
Ieri a Palazzo Chigi Matteo Renzi ha incontrato diversi ministri (Pier Carlo Padoan, Dario Franceschini, Maurizio Martina, Maria Elena Boschi, Andrea Orlando) e sicuramente sul tavolo c’è stato anche il loro futuro. Nell’ipotesi, la prima casella da coprire sarebbe proprio quella di ministro degli Esteri. Per la Farnesina è stato fatto il nome di Piero Fassino, ex sindaco di Torino e presidente Anci, ma fonti (renziane) del Pd danno come “preferito” l’attuale titolare dello Sviluppo economico Carlo Calenda. Fassino potrebbe comunque trovare posto nella nuova compagine. Tra le conferme ci dovrebbero essere Luca Lotti come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Padoan all’Economia, Franceschini ai Beni culturali, Orlando alla Giustizia, Graziano Delrio alle Infrastrutture, Martina all’Agricoltura.
Tutti ministri, spiegano fonti Dem, che hanno “lavorato bene” e che devono portare a compimento dossier già avviati. In risalita, in queste ore, le quotazioni di Maria Elena Boschi, che potrebbe dunque mantenere un ruolo nell’esecutivo, magari cedendo le Riforme (circola il nome di Emanuele Fiano) e tenendo le Pari opportunità e i Rapporti con il Parlamento. In bilico, invece, le poltrone di Stefania Giannini (Istruzione), Marianna Madia (Pubblica amministrazione) e Beatrice Lorenzin (Sanità), sulla quale però deve essere condotta una mediazione con Angelino Alfano, che dal canto suo resterà agli Interni. In dubbio anche la conferma del ministro del Lavoro Giuliano Poletti, al cui posto potrebbe andare Teresa Bellanova, ex sindacalista Cgil, viceministro allo Sviluppo economico. Nella maggioranza anche Ala aspirerebbe a un riconoscimento, magari con la “promozione” di Enrico Zanetti, attuale vice-ministro all’Economia, alla titolarità di un dicastero. Una richiesta che il Pd, però, non sembra, al momento, intenzionato ad accontentare.