L’area archeologica monumentale nel complesso di Santa Giulia a Brescia è uno spettacolo urbano con pochi paragoni al mondo. Il Capitolium, il Teatro romano e il Santuario repubblicano, sono stati inseriti nel Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, insieme al complesso monastico – e oggi museale – che sorge intorno alle chiese di San Salvatore, di Santa Giulia e di Santa Maria in Solario, nell’ambito del sito seriale “I Longobardi in Italia. I luoghi del potere”. Un percorso, nel pieno centro di una dinamica città lombarda, che rappresenta un vero e proprio viaggio nel tempo, e che dall’epoca romana si sposta poi all’alto Medioevo.
“Il complesso monumentale – ci ha detto Francesca Morandini, Project manager di Brescia per sito Unesco – nasce intorno al monastero che venne fondato da Desiderio e Ansa alla metà dell’VIII secolo d. C. E’ uno straordinario palinsesto di architetture distribuite nei secoli, che vanno dall’VIII sino alla soppressione avvenuta in età napoleonica”. Tra i tesori tutelati dall’Unesco spicca San Salvatore, con la sua visibile stratificazione architettonica e un tangibile senso dello scorrere dei secoli. Ad esso è stato poi addossato il Coro delle monache, interamente affrescato, mentre nell’oratorio di Santa Maria in Solario si può ammirare la Croce di Desiderio, testimonianza plastica di storia e bellezza. Il tutto con la cornice del Museo di Santa Giulia, divenuto un punto di riferimento culturale per Brescia.
“Per la città – ha aggiunto Francesco Morandini – è stato da subito un grandissimo elemento di orgoglio, perché quando viene iscritto nella lista del Patrimonio mondiale, il bene che tu consideri espressione della cultura della tua comunità e della tua città viene catapultato immediatamente in un’ottica mondiale e universale anche in un’ottica di pubblici che lo possono fruire. I bresciani questa cosa l’hanno capita e hanno accolto con grande orgoglio questa nomina”. Un orgoglio che diventa po’ partecipazione, in linea con l’idea che il patrimonio culturale debba essere soprattutto qualcosa da vivere anche nel quotidiano. “Dalla città il sito Unesco è percepito come vivo e vivace, le iniziative che noi facciamo sono tante, anche perché non ci limitiamo a mettere in evidenza la fase altomedievale, ma puntiamo proprio sia alla diacronia che le strutture ci permettono di raccontare, sia cerchiamo di farlo percepire come uno spazio aperto, inclusivo, inteso in senso mondiale anche in termini di accessibilità”. Perché poi ciò che resta è soprattutto un’emozione.