“Penso a mio padre, alla sua forza, alla sua integrita’ e provo vergogna per quello che ho fatto”. Parla Sandro Biondi che per ventuno anni è stato un fedelissimo di Silvio Berlusconi. E parla con una testata giornalistica che proprio di Berlusconi ne ha fatto bersaglio prìncipe: il Fatto quotidiano. L’ex ministro di Berlusconi rievoca i suoi anni ad Arcore con il Cavaliere. Anni in cui, Bondi, è stato uno dei maggiori leader del partito, grazie proprio alla fiducia che lo stesso Berlusconi poneva all’ex attivista comunista (entra giovanissimo nella Federazione Giovanile Comunista Italiana). L’ex comunista, conosce il leader di Forza Italia attraverso lo scultore Pietro Cascella, che stava lavorando ad Arcore per la cappella funeraria di Villa Berlusconi. Siamo nel 1994. Scoppia la scintilla. E subito, Berlusconi gli affida dapprima la direzione del Dipartimento beni culturali del Centro studi di Forza Italia. Successivamente Bondi viene incaricato di curare la corrispondenza personale dell’ex premier, di cui diviene in breve tempo segretario particolare e collaboratore fidato, tanto da ricevere il compito, in occasione della campagna elettorale del 2001, di coordinare la stesura di ‘Una storia italiana’, un libro fotografico sulla vita pubblica e privata di Berlusconi spedito, come mezzo di propaganda elettorale in vista delle successive elezioni, a tutte le famiglie italiane. E via di questo passo, sempre da protagonista, fino al 2015. Ora – e siamo a febbraio 2018 – Bondi viene illuminato sulla via di Damasco: “Sono stato un cortigiano, ecco la parola esatta… Pensavo che mi volesse bene, ed era questo il mio modo per riconoscergli l’affetto e dunque restituirlo”. E’ vero che, spesso, il tempo aiuta a trovare la strada maestra. Ma se non è accade nell’arco di ventuno anni, significa che qual cosa non ha funzionato.