Corruzione e abuso di potere, Dem muovono guerra ai Trump e al “cerchio magico”

Corruzione e abuso di potere, Dem muovono guerra ai Trump e al “cerchio magico”
Melania, Eric, Donald, Donald jr, Tiffany e Ivanka Trump
4 marzo 2019

La settimana che si apre si presenta non meno complicata per Donald Trump di quella precedente, che aveva visto il fallimento dei negoziati con il capo di Stato norcoreano, Kim Jong-Un e le accuse del suo ex avvocato, Michael Cohen. Ora il presidente si appresta a vedersi muovere guerra dai Democratici come mai finora era accaduto. Sono i Democratici a dare il via a una vasta inchiesta sul presidente americano, richiedendo una serie di documenti a 81 tra persone e organizzazioni, tra i quali i figli, Eric e Donald Jr.. e il genero, Jared Kushner. Il presidente della Commissione giustizia della Camera, Jerrold Nadler, ha avanzato le richieste all’amministrazione e all’entourage del presidente, con l’obiettivo di indagare su possibili reati di ostruzione alla giustizia, corruzione e abuso di potere compiuti da Trump e dalla sua amministrazione. Nadler ha spiegato che i Democratici, che ora controllano la maggioranza alla Camera, intendono concentrare la loro attenzione sulle azioni di un’amministrazione che, a loro dire, tende a piegare le norme a proprio piacimento ponendo le basi per un futuro impeachment.

Nel mirino dei Democratici vi sono, tra l’altro, la Trump Organization, la campagna elettorale di Trump, la Fondazione Trump, il comitato inaugurale presidenziale mentre richieste di fascicoli sono state indirizzate, con data 4 marzo, alla Casa Bianca, al Dipartimento di Giustizia, all’FBI e a decine di persone che fanno parte dell”inner circle’ del presidente, tra cui Allen Weisselberg, direttore finanziario della Trump Organization, di cui a washington si dice sia “occhi e orecchie” di Trump; l’avvocato personale del presidente Jay Sekulow; ex responsabili della Casa Bianca tra i quali Steve Bannon, Sean Spicer e Hope Hicks. Destinatario delle richieste e’ anche il fondatore di WikiLeaks, Julian Assange. E ancora: Ivanka Trump, figlia del presidente; Rhona Graff, l’assistente personale di Trump; l’ex capo dello staff alla Casa Bianca, John Kelly, e l’ex consigliere, Don McGahn. Il lungo elenco rappresenta l’atto piu’ forte da parte dei Democratici per mettere sotto accusa Trump. Nadler, che domenica aveva anticipato la mossa all’emittente americana Abc, quando gli e’ stato chiesto se ritenesse il presidente colpevole di aver ostacolato la giustizia, ha risposto senza incertezze: “Si’, lo penso”.

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“Trump si e’ rivolto al procuratore Mueller – ha spiegato Nadler – parlando di caccia alle streghe, ha cercato di proteggere il suo consigliere Mike Flynn dal finire sotto inchiesta. Ha licenziato il direttore dell’Fbi, James Comey, in modo da bloccare l’indagine sul Russiagate. E ha intimidito i testimoni”. La Casa Bianca non ha voluto commentare le sue parole. Lo ha fatto, invece, il leader dei Repubblicani alla Camera, Kevin McCarthy: “Non siamo sorpresi. Nadler voleva incriminare il presidente dal giorno in cui ha vinto le elezioni”. L’obiettivo dei Democratici certamente non e’ quello di andare all’impeachment senza la certezza di avere le prove schiaccianti, ma di sicuro sottoporre Trump a lunghi mesi di processo: uno stillicidio in cui ogni audizione ricordera’ agli americani di cosa e’ accusato il presidente. Verranno chiesti, tra l’altro, le registrazioni e i verbali degli incontri e delle telefonate tra il presidente e Vladimir Putin, e saranno interrogati, eventualmente, anche gli interpreti. “In diverse occasioni – hanno affermato i democratici. Trump avrebbe nascosto i dettaglie di qaunto detto con Putin” e perfino “manipolato” o nascosto i resonconti ufficiali.

I guai per il presidente arrivano anche dal proprio fronte. Il senatore Rand Paul, ha annunciato il voto contrario alla dichiarazione di emergenza legata al Muro, portando a quattro i voti sfavorevoli dei Repubblicani, che si uniranno a quelli dei Democratici e garantiranno la bocciatura della proposta alla ‘camera alta’ del Congresso americano. “Devo votare secondo quanto mi dicono i miei principi”, ha scritto su Twitter, “credo che Trump abbia sbagliato: non appartiene alla sua politica, ma al suo tentativo di ampliare i poteri presidenziali al di la’ dei limiti costituzionali”. Il voto dovrebbe aver luogo nelle prossime due settimane. Tutti e 47 i senatori democratici hanno gia’ assicurato che in Senato voteranno per bloccare la misura e hanno gia’ aderito quattro repubblicani: Susan Collins, Thom Tillis, Lias Murkowski e ora Paul. L’iniziativa aveva bisogno di una maggioranza semplice al Senato per andare avanti e questo forzera’ Trump a far valere il veto presidenziale, cosa che ha gia’ promesso di fare al “100 percento”. In precedenza, l’emergenza nazionale era gia’ stata bocciata alla Camera dei rappresentanti, che ha maggioranza democratica, con 245 voti favorevoli (compresi quelli di 13 repubblicani) contro 182 no. Dopo il veto presidenziale, la misura tornera’ al Senato, dove dovrebbe superare i 60 voti per poter revocare il veto e andare avanti, il che sembra improbabile al momento.

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