Il chi farà cosa e dove è ancora in molti casi avvolto dal mistero. Mentre si avvicina il primo 25 aprile del primo governo di destra-centro della storia repubblicana, della premier, Giorgia Meloni, per ora, si sa soltanto che in mattinata andrà all’Altare della Patria con il presidente Mattarella e si ipotizza un messaggio per l’occasione.
E se il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, sarà in trasferta in Giappone per il G7, il vice premier e leader della Lega, Matteo Salvini, proprio quel giorno dovrebbe essere impegnato in due-tre appuntamenti di campagna elettorale in Brianza dove a metà maggio ci sono sei Comuni chiamati al voto. Già domani però in Senato c’è un primo passaggio da affrontare, con il voto delle mozioni sulla “verità storica e il 25 aprile” che l’opposizione ha insistito per avere in calendario dopo le uscite infelici del presidente Ignazio La Russa su via Rasella.
La strada scelta dalla maggioranza è quella di presentare un proprio testo unitario, ma anche di approvare quello delle opposizioni, ribattezzato mozione Segre, perché si richiama al discorso di apertura della legislatura pronunciato dalla senatrice a vita. Una scelta che consentirebbe di prendere una posizione più marcata a fronte di un testo, come quello condiviso, che è invece frutto comunque di un lavoro di cesello rispetto alle diverse sensibilità con cui i tre partiti arrivano all’appuntamento. Forza Italia, per esempio, anche in virtù del famoso discorso di Onna di ‘pacificazione’ che pronunciò Silvio Berlusconi, fa sapere che intende partecipare alle manifestazioni.
E dunque, alla fine, il frutto del compromesso da una parte è quello di condannare “ogni potere totalitario, a prescindere da qualunque ideologia”, dall’altra di inserire il 25 aprile in un elenco di “date che ricordano momenti fondamentali della storia dell’Italia unita, libera e democratica” in cui a fianco della festa della Liberazione, si citano “il 1° maggio, festa del lavoro, il 2 giugno, nascita della Repubblica e elezione dell’Assemblea Costituente, il 17 marzo, proclamazione del Regno d’Italia, il 4 novembre, festa dell’Unità d’Italia e delle Forze Armate” ma anche altre date “in memoria di pagine particolarmente significative come il giorno del ricordo, il 10 febbraio, in memoria dei massacri delle Foibe e dell’esodo giuliano dalmata”.
Un passaggio sul quale avrebbero particolarmente insistito proprio gli esponenti di Fratelli d’Italia. Nella premessa del testo, poi, si fa riferimento “ai tragici fatti del 16 aprile 1973 a Primavalle” – ovvero al rogo in cui rimasero uccisi i fratelli Mattei – “nel contesto della diffusa violenza politica di quegli anni, con il comune auspicio che mai abbia a ripetersi una simile stagione”. Nessun riferimento invece alla Resistenza, né ai partigiani, mentre si parla della necessità di “studiare il modo migliore per commemorare adeguatamente l’approvazione delle infami leggi razziali del 1938”.