Alle prossime elezioni Regionali gli attivisti del M5s vogliono esserci e vogliono contarsi. E così attraverso il voto sulla piattaforma Rousseau, il popolo pentastellato, per la prima volta nella storia del Movimento 5 Stelle, ha sconfessato una decisione del suo capo politico, Luigi Di Maio. La piattaforma Rousseau, infatti, ha bocciato la proposta del ministro degli Esteri, di prendersi una “pausa elettorale” in vista delle elezioni regionali dei 26 gennaio in Emilia-Romagna e Calabria. Dunque, dopo la batosta umbra, e nonostante i sondaggi non mostrano un grande stato di salute per il Movimento, i 5stelle, saranno in campo e ci saranno da soli. Di Maio, dal canto suo, non si sente sfiduciato dal voto su Rousseau, nonostante lui avesse sostenuto l’ipotesi di non partecipare alle regionali in Emilia Romagna e Calabria. E spiega così il risultato di Rousseau: “Io personalmente ho chiesto agli iscritti che cosa si dovesse fare, perché c’erano diverse visioni all’interno del Movimento”. “Io personalmente – ha ammesso – ho detto che per fare gli stati generali a marzo serve un po’ di tempo, e quindi non eravamo in grado di presentarci in Calabria e Emilia Romagna. Ma evidentemente gli iscritti non avevano questa urgenza, ci presentiamo alle regionali e si va avanti”.
Questa la domanda a cui gli attivisti sono stati chiamati a rispondere: “Vuoi che il MoVimento 5 Stelle osservi una pausa elettorale fino a marzo per preparare gli Stati Generali evitando di partecipare alle elezioni di gennaio in Emilia-Romagna e Calabria?”. Ebbene, 8.025 iscritti hanno risposto sì (ovvero il 29,4%), 19.248 hanno risposto no (ovvero il 70,6%). Sono state espresse 27.273 preferenze su un totale di 125.018 aventi diritto al voto. La votazione, si legge sul blog delle stelle, è stata “certificata dal Notaio che ne ha garantito la regolarità (i risultati saranno depositati presso due notai)”. La bocciatura della linea Di Maio e’ arrivata sotto il fuoco incrociato della feroce opposizione dei territori, ma anche della fronda interna, della quale fanno parte anche gli ex ministri Danilo Toninelli e Barbara Lezzi. Il simbolo lanciato da Beppe Grillo sara’ quindi, contro il volere del suo capo politico, sulle schede elettorali delle regionali a gennaio. Ma ci sara’ in una situazione delicatissima. Intanto per un risultato che nessuno si aspetta incoraggiante e che potrebbe avere profonde ripercussioni anche sull’equilibrio di governo. Poi perche’ si dovranno trovare, sia in Emilia-Romagna (dove si ripartira’ dai consiglieri uscenti) sia in Calabria (dove il nome piu’ accreditato e’ quello del docente Francesco Aiello) persone disponibili a mettere la faccia in una campagna elettorale dove, probabilmente, il sostegno del movimento a livello centrale non sara’ entusiasta, nonostante le rassicurazioni di Di Maio: “Non so quale risultato raggiungeremo – ha detto – ma io saro’ come sempre in prima linea e non mi risparmiero'”.
Racconta un fedelissimo di Di Maio alla Camera che il Pd sarebbe sempre in pressing piu’ su Beppe Grillo che sugli esponenti di primo piano – qualcuno, tra gli altri, fa il nome del sindaco di Milano Beppe Sala – affinche’ intervenga in modo da spingere i pentastellati ad un asse piu’ strutturato con i dem. Stamattina dal Nazareno si e’ ribadito in ogni caso che non c’e’ alcuna ‘invasione di campo’, che Nicola Zingaretti non ha mai espresso giudizi sulla leadership M5s. Grillo domani dovrebbe essere a Roma per cercare di portare avanti una mediazione e ‘pacificare’ il Movimento ma, spiegano le stesse fonti, Di Maio gia’ sarebbe stato chiaro: nessuna virata a sinistra, il Movimento va avanti per la sua strada. Di Maio chiude all’eventualita’ di una segreteria allargata ma confida che tra venti giorni quando arriveranno i ‘facilitatori’ le polemiche si calmeranno, magari esponenti della vecchia guardia come Taverna e Ruocco potranno ricoprire ruoli di primo piano. Ma al di la’ dei ‘desiderata’ resta la fibrillazione nei gruppi parlamentari, con le spinte che arrivano da piu’ parti – diversi ‘big’ sostengono sotto traccia anche da parte del premier Conte – affinche’ ci sia una saldatura in prospettiva tra Pd e M5s. Il capo politico M5s pero’ mantiene il punto e, pur smentendo voci di un possibile ritorno con Salvini, non vuole cambiamenti di rotta. A partire dallo ius soli e anche riguardo le modifiche ai dl sicurezza e’ disponibile solo ad accogliere i rilievi del Capo dello Stato.