Padoan-Renzi, altro scontro. “Ripresa a rischio”. “Non è vero”

Padoan-Renzi, altro scontro. “Ripresa a rischio”. “Non è vero”
30 novembre 2015

di Filippo Caleri

Nervi tesi all’interno del governo per le possibili ripercussioni degli attacchi di Parigi sulla crescita italiana. Ed è ancora una volta va in scena l’ennesimo scontro, velato dalla cortesia istituzionale, tra le diverse visioni del mondo: quella politica, impersonata dal premier, in grado di vendere grandi illusioni, e quella economica, più fredda e professorale, basata sui numeri e sulle tendenze di fondo di Padoan. Ed è sulla base dei dati che ieri il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha iniziato a percepire il pericolo che l’effetto psicosi generato dalla paura di altri attentati dell’Isis possa avere effetti anche sulla ricchezza. In un’intervista il ministro ha infatti detto che sulle “previsioni per il Pil ci può essere il rischio di una revisione”. Per ora gli effetti non sono misurabili ma che ci siano delle conseguenze è innegabile come anche spiegato da un’inchiesta de Il Tempo. Anche perché sulla crescita si sta già facendo sentire il rallentamento delle economie asiatiche. Se a questi indizi si somma il possibile calo della fiducia conseguente allo choc dopo Parigi è evidente che un economista deve mettere nel conto un possibile ribasso delle stime. Visione economica, appunto. Non così per Renzi che ha invece prontamente confermato “la stima della crescita del Pil, anche dopo gli attentati di Parigi”.

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Il presidente del Consiglio arrivando al vertice Ue-Turchia a Bruxelles, ha spiegato che dopo gli attacchi “c’è un clima diverso rispetto a un mese fa, anche nelle attese dei consumatori, ma mi sento di poter dire che il vero tema oggi non è come finisce il dato dello zero virgola del Pil, che noi peraltro confermiamo al momento, ma è una grande scommessa identitaria e culturale”. Dunque anche per il premier il pericolo esiste ma, da buon politico, meglio glissare subito ed evitare commenti. Uno stop a polemiche che, in questo momento, possono anche rivelarsi autoavveranti: se si aspetta una contrazione dei consumi, infatti, e questa profezia viene ripetuta, alla fine rischia di verificarsi. Che ci sia stata una diversità di vedute è però evidente anche dal successivo tweet che il ministro Padoan ha lanciato ieri pomeriggio : “Al momento non abbiamo elementi concreti che ci inducano a rivedere quella cifra”. Una puntualizzazione sospetta. Che conferma che a prescindere dall’ottimismo di Renzi il terrorismo e la paura minacciano la fiducia dei cittadini europei e potrebbero rallentare la ripresa, ancora esposta a rischi a livello internazionale, e non abbastanza robusta da reggere scosse violente.

Insomma quella arrivato da Padoan è da intendere come un invito a a non farsi prendere dal panico, a non cambiare abitudini di vita e, sopratutto, per quanto riguarda le istituzioni e il governo, a non farsi cogliere impreparati da eventuali ripercussioni, anche economiche, del clima negativo seguito alla strage dell’Isis. Dalla serata di venerdì 13 novembre qualcosa è cambiato nella percezione degli italiani, ma la stima di crescita dell’Italia per il 2015 resta al +0,9% fissato nella Nota di aggiornamento del Def. Nonostante il dato non esaltante del terzo trimestre dell’anno rilevato dall’Istat, i segnali degli ordini industriali (in calo a settembre) e le previsioni non coincidenti dell’Ufficio Parlamentare del Bilancio, che hanno smentito Palazzo Chigi con il Pil 2015 a +0,8%, soprattutto a causa del rallentamento del commercio internazionale, il pericolo resta alto. E se le stime fossero confermate per l’anno. I rischi potrebbero invece riguardare i prossimi mesi. Per questo il governo è in campo e nella Stabilità ci sono già gli interventi per spingere il più possibile l’economia. Con un solo nodo da sciogliere, quello della flessibilità chiesta a Bruxelles, e che potrebbe non arrivare o arrivare in maniera limitata, scombinando i calcoli dell’ottimismo renziano.

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