Contro queste interpretazioni revisioniste, il giornale ufficiale dell’Esercito di liberazione popolare (erede dell’Armata rossa cinese) si è scagliato. A suo dire si tratta di “nichilismo storico” e di un tentativo di ridicolizzare l’eredità della Lunga Marcia. “Alcune persone stanno maliziosamente costruendo fatti storici e bugie per distorcere la Lunga Marcia, in modo da ridicolizzare la reputazione dell’Armata rossa e del nostro leader”, ha scritto il giornale dei militari. Anche gli storici ufficiali hanno alzato gli scudi. “E’ ovvio dire che la gloriosa storia della Lunga Marcia e gli eroi nella storia del Partito sono ancora valutati in maniera altamente positiva dalla grandissima parte delle persone, ma c’è una minoranza che cerca d’instillare nella pubblica opinione storie distorte e senza fondamento”, ha detto al Global Times lo storico Zhang Dongming del Centro di ricerca sulla storia del partito nell’ambito del Comitato centrale del Partito comunista cinese. La Lunga Marcia, spiega ancora il Global Times, non è tuttavia l’unico episodio dell’epica di partito che è sotto attacco. Per esempio, una rivista ha tentato nei mesi scorsi di mettere in discussione la vicenda dei “Cinque guerrieri del Monte Langyashan”, cinque soldati i quali, piuttosto di consegnarsi ai giapponesi, preferirono gettarsi in un burrone.
E un blogger ha ironizzato sulla figura di Qiu Shaoyun, un soldato che, durante la Guerra di Corea (1950-53), preferì bruciare vivo piuttosto che tradire i suoi commilitoni. “Nessuno volle comprare la carne, perché era cotta solo su un lato”, ha scritto il blogger, che ha dovuto rispondere in tribunale della sua insolenza. Queste polemiche storiche hanno un preciso addentellato contemporaneo. Il presidente della Cina e segretario del Partito Comunista Cinese, Xi Jinping (foto), più dei suoi predecessori, punta sull’instaurazione di una nuova centralità del Partito e anche la dura campagna anti-corruzione che ha messo in campo e che ha fatto cadere nella polvere molti esponenti di rilievo del partito, ha l’obiettivo di restaurare la credibilità di un’istituzione che, sempre più spesso negli ultimi decenni, è stata vista soprattutto come un trampolino per far soldi. In questo senso, la figura di Mao Zedong, dopo essere stata oscurata da quella del modernizzatore della Cina contemporanea Deng Xiaoping per tutti gli anni Novanta e il primo decennio dei 2000, torna a consolidarsi come quella principale del pantheon del Pcc. Venerdì scorso, in una commemorazione proprio per gli 80 anni della Lunga Marcia, Xi ha d’altronde dettato la linea: “I tempi sono cambiati – ha detto – e le condizioni sono cambiate, ma gli ideali e la causa per i quali noi comunisti combattiamo non sono mutati affatto”.