“L’uomo e’ un mendicante che crede di essere un re, pensa di esserlo diventato perche’ si e’ fatto da se’ – scrive Cuffato -. La vita si incarica di ricondurlo a quel che e’, a diventare se stesso. Arrivare in vetta non e’ facile, tornare indietro ancora meno facile, saper ripartire e’ certamente difficile ma si puo’: e’ segno di saper e voler vivere la vita”. “Il massimo del dolore – sottolinea nel libro Cuffaro – muta la vita personale dell’uomo, e pero’ il carcere non e’ stato l’inizio e non e’ la fine. In questo percorso sono stato sull’orlo del baratro e sopra una nuvola. Sono stato naufrago ed esploratore. Ho vagato in un’arida foresta del vivere col corpo e l’animo ferito e sono stato aggrappato al grande albero dalle cui fronde dondola la speranza. Grazie all’amore e alla speranza non ho perso il senso del futuro neanche nei giorni piu’ neri e scuri, neanche quando m’e’ mancata l’aria e il respiro della vita e grazie a loro non ho mai rinunciato a voler raggiungere la foce della liberta’. D’Annunzio soleva dire: ‘Vado verso la vita’, io piu’ semplicemente ‘torno verso la vita’”.