Il gip: “Non è escluso che la frase incriminata possa essere stata pronunciata”

CASO TUTINO-CROCETTA Respinta la richiesta di giudizio immediato nei confronti dei giornalisti Messina e Zoppi accusati di calunnia e diffusione di notizie false ed esagerate

tutino crocetta

“Nulla consente di escludere che l’espressione incriminata, o altra similare, possa essere stata pronunciata dal Tutino o da altri nel corso di una conversazione non compresa tra quelle allegate al procedimento”. Lo sostiene il gip di Palermo, Gioacchino Scaduto, nel provvedimento con cui ha respinto la richiesta di giudizio immediato nei confronti dei giornalisti dell’Espresso Piero Messina e Maurizio Zoppi, accusati di calunnia e diffusione di notizie false ed esagerate. A firmare la richiesta di giudizio immediato – a proposito della presunta telefonata tra Rosario Crocetta e il suo medico personale, il chirurgo Matteo Tutino in cui quest’ultimo, parlando di Lucia Borsellino, avrebbe pronunciato la frase “Va fatta fuori. Come il padre” – era stato il capo della Procura di Palermo, Francesco Lo Voi, assieme all’aggiunto Leonardo Agueci. Piu’ volte la Procura, dopo la pubblicazione dell’articolo aveva smentito, avviando una indagine in seguito alla quale aveva indagato i due giornalisti. A settembre, poi la richiesta di giudizio immediato. In tre pagine il gip Scaduto motiva il rigetto della istanza. Il presupposto indefettibile del giudizio immediato e’ l’evidenza della prova del reato, tale da giustificare l’omissione dell’udienza preliminare.

Secondo il gip, tuttavia, “l’accertata inesistenza agli atti del procedimento di una conversazione tra il Crocetta e il Tutino avente il contenuto riferito non prova con la forza necessaria a giustificare l’omissione dell’udienza preliminare ne’ la falsita’ della notizia ne’ l’insussistenza del reato attribuito alla presunta parte offesa”. “Il pm infatti – prosegue il gip rigettando il giudizio immediato e trasmettendo nuovamente gli atti al pubblico ministero – ha introdotto nel presente procedimento, che costituisce una costola del procedimento principale a carico di Matteo Tutino e altri, alcune intercettazioni intercorse tra questi e Crocetta che non esauriscono affatto il compendio delle conversazioni intercettate ed intercorse tra molteplici soggetti coinvolti a vario titolo nell’indagine”. Scaduto prosegue: “Certamente tra le tante conversazioni intercettate ve ne era almeno una, in cui qualcuno aveva affermato che era necessario “far fuori” l’assessore, sia pure in senso politico e/o con esclusivo riferimento al ruolo ricoperto”. Per il giudice, insomma, dal complesso materiale probatorio emergono, “con riguardo agli ipotizzati reati di calunnia, elementi non univoci (da cui si evince inoltre chiaramente” che tra l’imputato Messina e l’ufficiale del Nas “vi era una relazione di amicizia e frequentazione; che piu’ di una volta i due avevano trattato l’argomento Tutino/Borsellino) che non consentono di ravvisarvi il necessario carattere dell’evidenza”.