Genovese: “Renzi è un egoista sfrenato. Ecco come mi ha fatto arrestare”

L’INTERVISTA Il deputato messinese racconta la decisione di lasciare il suo partito, il Pd, dopo essere stato scaricato per convenienza politica di Daniele Di Mario

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di Daniele Di Mario

Dopo aver passato oltre sei mesi in carcere e un altro anno agli arresti domiciliari, Francantonio Genovese è pronto a ripartire. Da Forza Italia. Il deputato messinese racconta a Il Tempo la decisione di lasciare il suo partito, il Pd, dopo essere stato scaricato per convenienza politica. Alla vigilia delle europee, infatti, Renzi, preoccupato dai sondaggi e dall’incalzare del MoVimento 5 Stelle, optò per far votare alla Camera a favore dell’arresto del parlamentare dopo che per settimane sembrava che l’orientamento democratico fosse quello opposto, cioè opporsi all’arresto. Nessun rancore, nessuna vendetta, semplicemente “questo non è più il mio Pd”.

Genovese, la sua decisione di lasciare il Partito democratico per passa in FI ha creato polemiche. I suo ex compagni di partito la invitano a non fare proprio politica e anche qualche suo nuovo collega storco il naso per il suo arrivo, mettendo sulla graticola il commissario in Sicilia Miccichè.
“Diciamo che ho fatto un po’ discutere…”.

Ma è vero che ha chiesto un incontro chiarificatore a Silvio Berlusconi?
“Ma no, non ho chiesto alcun incontro a Berlusconi. Magari in futuro ci vedremo anche… Ho ricevuto una telefonata da Renato Brunetta, ma il mio rapporto è con Miccichè”.

Lei ha cercato lui o viceversa?
“Diciamo che è stato un incontro di amorosi sensi, lui è molto amico di mio cognato parlamentare regionale (Franco Rinaldi, passato anche lui in FI insieme con la parlamentare nazionale Maria Tindara Gullo ndr). È stata una dinamica personale, insomma. Adesso abbiamo una opportunità straordinaria”.

Perché è passato in FI?
“Nel Pd non funziona nulla. È diventato un partito a deriva autoritaria, non è più il partito che ho fondato”. Il partito che ha fondato era fortemente antiberlusconiano… “Io non sono mai stato comunista. Su FI le critiche sono ingiuste: c’è tanta condivisione delle scelte, lo notavo anche da avversario, li ho sempre apprezzati. Poi, certo, alla fine è Berlusconi che decide, ma siamo in presenza di personaggi di statura diversa: il Cav è geniale, Renzi invece…”.

Lei per anni è stato l’avamposto democratico in Sicilia, il più fiero oppositore di un partito, FI, che sull’isola spopolava. Oggi passa nel campo che ha sempre contrastato. Cosa condivide dei programmi di FI?
“Condivido il programma di un partito moderato e riformista”.

Scusi, ma il Pd non è moderato e riformista?
“Il Pd è una delusione, con una cortina fumogena che annebbia tutto, è un partito appannato che ormai si è appiattito sul potere. Renzi non ha alcun disegno di prospettiva e di crescita per il Paese e in Sicilia il Pd è responsabile dei disastri di Crocetta”.

Torniamo a Forza Italia. Ha parlato di partito moderato. I suoi alleati Giorgia Meloni e Matteo Salvini sono però tutt’altro che moderati.
“Una gestione composita delle idee porterà a straordinari risultati”.

Meloni e Salvini considerano Berlusconi sul viale del tramonto e FI al capolinea…
“Su questo tema non sta a me parlare. Comunque oggi non esiste alcuna alternativa alla leadership del Cav”.

E Salvini e Meloni?
“Hanno una dimensione più estrema e locale. E poi si vince al centro, da sempre è così”.

Trova utopistico la composizione di un campo popolare alternativo al Pd, a Grillo e alla destra?
“Oggi è utopia. Una realtà irraggiungibile visto il camportamento di tutta una serie di dirigenti degli altri partiti di centro. L’ala moderata determina il governo del Paese, ma un polo unico moderato senza Salvini e Meloni è irrealizzabile”.

Facciamo un salto indietro di un anno e mezzo. Il Pd ha votato a favore del suo arresto ma ha votato contro a quello del senatore Ncd Azzollini, non dice nulla su De Luca e sui sottosegretari indagati…
“Il mio arresto è stato uno spot elettorale a una settimana dalle europee. Renzi ha messo da parte valutazioni umane e giudiziarie per un calcolo politico. Fino a due giorni prima il relatore era Leone, oggi al Csm e contrario al mio arresto. Poi il relatore è stato cambiato, è stato messo un renziano. Il Pd ha cambiato idea per un calcolo politico”.

È lo stesso Pd che si è spaccato sulla responsabilità civile dei magistrati, con una sua componente garantista che ha votato a favore di un emendamento leghista. Lo stesso Renzi si dice garantista senza se e senza ma. Che garantismo è quello del Pd?
“Renzi è garantista a convenienza, a corrente alternata. A seconda del momento, di ciò che gli conviene fare. In politica ci sta. Con me Renzi ha agito secondo uno schema codificato per quel momento, con Azzollini si è cambiato schema, con altri si è cambiato ancora. In Renzi prevale un egoismo sfrenato”.

Com’è il carcere?
“È un’esperienza traumatica, di sofferenza. Ti prova, ma non ti uccide, anche se molti non reggono e o la fanno finita o si ammalano e muoiono. Ti aiutano la fede, la famiglia”.

È stato sei mesi e mezzo in prigione e un altro anno ai domiciliari. Si è fatto vivo qualcuno?
“Tanti parlamentari messinesi, anche del Pd. Naturalmente avevano tutti votato contro il mio arresto”.

Cosa farà adesso Francantonio Genovese?
“Con i miei amici ripartiremo cambiando impostazione, non certo le idee. Svolgerò un ruolo di supporto per una classe dirigente estremamente valida”.